“UNA FESTA ESAGERATA”, IL MICROCOSMO DI VINCENZO SALEMME

 

Vincenzo Salemme torna al Teatro Manzoni di Milano fino al 1° gennaio 2018 con Una festa esagerata, uno spettacolo di cui è autore, regista e interprete. La commedia racconta con realismo e ironia il lato nascosto e grottesco dell’animo umano. Non dell’umanità intera ovviamente, ma della cosiddetta “piccola borghesia”: persone comuni, che si nascondono dietro lo scudo delle convenzioni e che vivono i rapporti sociali usando il linguaggio dell’ipocrisia come unica strada per la sopravvivenza. Sopravvivenza alle chiacchiere, alle voci, ai pettegolezzi e ai sospetti dei vicini di un condominio, dove a causa della morte di una persona, la festa di compleanno di una ragazza diventa spunto per litigi e discussioni accese, ma anche situazioni divertenti ed esilaranti.

 

 

Sul palcoscenico insieme a Vincenzo Salemme troviamo anche Nicola Acunzo, Vincenzo Borrino, Antonella Cioli, Sergio D’Auria, Teresa Del Vecchio, Antonio Guerriero, Giovanni Ribò e Mirea Flavia Stellato.

 

La parola a Vincenzo Salemme

“Perché in questo testo lei fotografa la nostra enorme piccola borghesia come un grande condominio?”

Perché tutta l’Italia è un grande condominio, dove c’è il Nord, il Sud, l’attico, il piano basso e il portiere. Qui abbiamo il sottosegretario e gli assessori. Dico “enorme” perché siamo fondamentalmente un Paese piccolo borghese, anche nell’emotività: sembriamo molto timidi nell’esprimere i sentimenti e poi all’improvviso si vede quello che pensano veramente gli italiani. Lo capiamo spesso inaspettatamente, come quando si vota. Capitano grandi sorprese perché non raccontiamo tutto. Non diciamo mai che eravamo democristiani e poi la DC otteneva il 40% dei voti.

“Quali sono i lati oscuri più pericolosi degli abitanti di questi condominio?”

L’ipocrisia. In questo condominio io sto al piano attico. Mia moglie è una donna dalle ambizioni sociali fameliche. Abbiamo una figlia di 18 anni molto capricciosa e superficiale. Si organizza una festa per il suo compleanno, ma un’ora prima dell’avvento, muore l’inquilino del piano di sotto. A Napoli quando muore una persona in un palazzo, si chiude mezzo portone, si mettono il drappo nero e i camdelabri. Sembra disdicevole per una festa che si svolge su un terrazzo, perché i vicini di casa parlerebbero male. Non ci preoccupiamo del fatto che ci sia un morto e che dobbiamo rispettare un lutto, ma del perbenismo e di quello che possono dire gli altri.

Io, che sono un un piccolo imprenditore edile e un uomo mite, vorrei rimandare di tre giorni la festa. Mia moglie però non ce la fa. Ha già invitato tutti, pure l’assessore ai lavori pubblici Cardellino ed essendo io un geometra, posso trarre vantaggio dalla sua presenza. Allora bisogna escogitare una soluzione molto cinica che io non vorrei e questo mi distrugge come uomo. La commedia è molto comica ma il contenuto è abbastanza amaro.

“Perché dice che gli inganni e i tradimenti nascondono sempre un alibi?”

Perché abbiamo sempre una scusa per tradire. L’alibi non è dettato da una scelta spirituale o razionale, ma dalla paura.

“Quanto è presente la figura del suo maestro Eduardo De Filippo in questa commedia?

C’è un omaggio a Eduardo e a due sue commedie. Avevo un professore come dirimpettaio e il mio attuale vicino è il signor Cupiello. In “Natale in casa Cupiello” Luca Cupiello è il protagonista, poi capirete perché quando vedrete la commedia. C’è un finale abbastanza toccante.