Chiara Salvucci, “Circe”

Circe, personaggio enigmatico e ieratico, ha sollecitato nei secoli numerosi interpretazioni. Incarna l’incantatrice che trasforma gli amanti in porci, l’archetipo della donna pericolosa, seduttrice e ingannatrice, simbolo della tentazione che la ragione deve contrastare. 

A portare in scena questa figura mitologica alla Sala Cavallerizza del Teatro Litta di Milano fino al 14 maggio è Chiara Salvucci, con uno spettacolo da lei ideato, diretto e interpretato.

Chiara, perché sei rimasta così affascinata da questo personaggio mitologico?

Innanzitutto proprio per il fatto che ha avuto un percorso un po’ controverso. E’ comunque una figura vista sempre per una complessità negata, appiattita dietro a una figura stereotipata: quella della maga seduttrice e della strega incantatrice dalla quale star lontani. Questo ha secondo me travisato il senso di questo personaggio, che in realtà non ha bisogno di un vero lavoro di contromitologia, perché la sua complessità si percepisce già dall’Odissea stessa, quando arriviamo a un punto di snodo risolutivo per lo svolgimento della storia di Odisseo, che riesce a trovare la strada anche attraverso Circe per proseguire il cammino. E’ infatti lei che suggerisce una via e che subisce una trasformazione che sembra il rifiuto più totale di un qualsiasi contatto con gli altri.

E’ la persona che non solo accoglie ma spiega anche il modo con cui tornare a casa. Per cui questa complessità è negata in uno stereotipo. Questo è sicuramente il punto di partenza e poi c’è anche la determinazione che Circe ci esprime perché è comunque una donna sola su un’isola, che scopre se stessa cercandosi, perché il suo potere è una magia che intuisce. Questo fa sì che lei possa essere così piena da poter anche essere pronta a un incontro con gli altri. Questi sono i punti di partenza.

Sei d’accordo nel dire che Circe è molto più di un’incantatrice e di un’ammaliatrice?

Assolutamente sì. Grazie alla sua autodeterminazione, riesce a essere a 360 gradi, a provare amore, a dare accoglienza e ad avere davvero una gamma di sentimenti e possibilità infinite su tutte le sue metamorfosi. Lei stessa, internamente, ne ha tante. Ha l’accettazione di tanti opposti ed è quello che tutti cerchiamo di fare in qualche modo tutti i giorni, anche con il mostruoso che c’è in noi. Questo però non è assolutamente l’aspetto più importante e preponderante. Ecco la ragione per cui cerchiamo di parlare di noi attraverso Circe.

E’ una donna come quelle di oggi? Talmente intelligente che spaventa gli uomini?

Sicuramente, perché Circe è al di fuori dei ruoli preimposti alla donna, così lontana dalla figura femminile tradizionale. Dobbiamo in qualche modo combatterli e far sentire la nostra voce per poter uscire da questi schemi che ci vengono sempre appiccicati e che sono stati interiorizzati in parte nella nostra cultura. Quindi Circe è come un magma potente per far venire fuori un’essenza del femminile forte.

Di quanto coraggio è dotata Circe?

Un bel po’! (ride) Lei riesce ad essere una figura autonoma e sola senza aggrapparsi a nessuno. Ci vuole una bella forza d’animo per autodeterminarsi in questo modo! Poi riesce sicuramente ad affrontare tutto quello che le succede. La Circe mitologica è da sola su un’isola, dove sappiamo che chi arriva potrebbe non essere tanto cortese.

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Alessandra Paoli
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