
Una locandiera anticonvenzionale e dotata di un grande potere di seduzione, vestita in modo appariscente e che si muove su una scena dai colori accesi. Uno spettacolo ambientato in un mondo fatto di plastica, simbolo moderno dell’artificio, dove Mirandolina fa cadere ai suoi piedi tutti i clienti della locanda che gestisce. Sensuale, conturbante, provocatoria, libera e anticonformista, La locandiera di Corrado D’Elia, grande cavallo di battaglia del regista milanese, è in scena al Teatro Leonardo di Milano dall’8 al 19 febbraio.
Nel ruolo di Mirandolina troviamo Chiara Salvucci, affiancata sul palcoscenico dallo stesso D’Elia, da Tino Danesi, Daniele Ornatelli, Gianni Quillico e Andrea Tibaldi.
La parola a Chiara Salvucci
Mirandolina rappresenta la quintessenza della femminilità, ma può essere anche una donna molto pragmatica e calcolatrice. Come si conciliano questi due aspetti nel personaggio?
Mirandolina cerca principalmente il modo di autodeterminarsi. Non è una rivoluzionaria, non cambia la società, ma trova il suo posto nel mondo. Risponde agli assalti e alle invasioni del conte e del marchese con una certo savoir faire, che potrebbe essere visto come un calcolo. Ha una locanda dove vanno delle persone ad alloggiare e molto spesso, come capita a tante ragazze, reagisce con gentilezza a quelli che si prendono tanto spazio, ma li tiene a debita distanza. Il suo interesse è ovviamente quello di tenere gli avventori della locanda e lo fa con una certa maestria ma non con un calcolo spietato. E’ invece diverso il gioco che fa con il cavaliere, che si dichiara nemico assoluto delle donne: in quel caso decide di fare qualcosa e mette in atto un piano ben diverso. Io vedo Mirandolina come un personaggio a tutto tondo, che ha in sé una verità forte e il contrasto della finzione, del gioco e della messinscena. Non è del tutto calcolatrice né ammaliatrice. E’ il suo modo di stare nel mondo e di trovare una propria libertà e una propria dimensione.
Che direttive ti ha dato il regista Corrado D’Elia per calarti al meglio nella parte?
La locandiera del nostro spettacolo è particolare, molto pop, con ritmi davvero incalzanti ed estremamente comica. Il punto di partenza riguarda le diverse e disparate caratteristiche di Mirandolina come la sensualità esplicita e i modi di nasconderla, la verità, il pragmatismo e la sensualità. Abbiamo così cercato di calibrare tutte queste sfaccettature per poi trovare il mio modo di giocare con esse. Ne esce una figura femminile molto forte e intelligente.
Perché è così importante sottolineare l’aspetto pop dello spettacolo?
Perché è un modo di prendere un testo del Settecento, di quel manierismo e della formalità tipica di quella società per trasformarla in una società di plastica nei nostri giorni, in un mondo che può essere di finzione e di forma, connesso a Instagram e al metaverso, ma molto vicino a noi.
Quanto è rimasto del capolavoro goldoniano scritto tra il 1750 e il 1753?
Siamo molto fedeli e molto accorti nell’uso del testo, che è stato un po’ tagliato. Goldoni è il punto di partenza e ha scritto questa commedia per avvertire delle malizie di cui sono capaci le donne. Non facciamo né un lavoro di riscrittura né di stravolgimento, ma andiamo proprio a prendere Goldoni per proiettarlo a oggi. Questo è un mix esplosivo perfetto, che toglie qualsiasi patina di polvere e qualunque pregiudizio rispetto a un testo scritto tre secoli fa.
- Si ringraziano Alessandra Paoli e Isabella Rotti
- La foto di Chiara Salvucci è di Claudia Bianco
- Clicca QUI per iscriverti al canale YouTube di Teatro.Online e vedere le nostre interviste video