Renato Sarti, “La gabbia”

Un dialogo ad altissima tensione sul difficile rapporto tra due donne: una madre, scrittrice di successo, e la propria figlia, un’ex brigatista in prigione. Due punti di vista distantissimi tra loro, ma che forse troveranno una strada comune.

Una scena della pièce (immagini del canale Youtube “Federica Fabiani”)

Per la rassegna Fuori Niguarda, il Teatro Filodrammatici ospita fino al 20 febbraio una delle produzioni più importanti del Teatro della Cooperativa: La Gabbia, scritto da Stefano Massini con la partecipazione di Renato Sarti, che ha firmato la regia dello spettacolo. Ne sono protagoniste Federica Fabiani e Vincenza Pastore. Le musiche sono di Carlo Boccadoro.

A tu per tu con Renato Sarti

Quali sono gli elementi essenziali del dialogo tra madre e figlia? Basta citarne due o tre.

Intanto uno scontro. Poi il fallimento di un rapporto, perché siamo di fronte a una madre che va a trovare la propria figlia in carcere dopo 11 anni e questo dice tutto. Infine c’è anche un conflitto di carattere politico, perché la madre è per la figlia una borghese integrata, reazionaria e conservatrice. Invece la figlia è per la mamma una summa di slogan e luoghi comuni sul proletariato e sulla cultura del padronato e della classe dominante, cioè su tutte le parole-slogan degli Anni Settanta intese proprio come luogo comune.

Quanto è fondamentale come ambientazione dello spettacolo il parlatorio del carcere dove discutono le due donne?

Lo è molto, perché riassume la gabbia dal punto di vista visivo e scenografico. Anche loro sono immerse in un parlatorio che è una specie di gabbia. All’interno di essa sono racchiusi due personaggi che potremmo paragonare a due galli impegnati in un combattimento nella loro arena. In questo caso si tratta del parlatorio del carcere.

Nello spettacolo è imprescindibile il tuo ruolo di regista, ma lo è anche quello di autore insieme a Stefano Massini. In che modo lo è?

Precisiamo che il plot è soprattutto di Massini e il rapporto tra le due donne è creato da lui. Io ho aggiunto delle note di carattere politico sulla lotta armata, cioè su ex brigatisti, Prima Linea e Autonomia Operaia. Ai tempi io avevo raccolto un po’ di testimonianze perché sentivo la necessità di scrivere un testo sugli Anni di Piombo. Siccome il testo di Stefano Massini rimaneva più all’interno di un rapporto fallito tra madre e figlia dovuto anche a posizioni politiche completamente diverse, io ho approfondito alcuni argomenti che riguardavano la lotta armata: il modo cioè con cui il potere ha cercato di far passare i componenti delle varie formazioni terroristiche come i nemici con la “N” maiuscola. Diciamo quindi che ho fatto alcune integrazioni sulla lotta armata, le vicende e le testimonianze da me raccolte.

Sui social tu hai scritto che questo è per te uno degli spettacoli più importanti della tua carriera. Perché è così?

Perché in questa stagione 2021-2022 ricorre il ventennale della nascita del Teatro della Cooperativa. Abbiamo quindi deciso di inserire in cartellone alcuni spettacoli a me particolarmente cari e che hanno caratterizzato di più il percorso del teatro. Tra questi c’è sicuramente La gabbia, che è uno di quelli che io ho amato di più.

  • Intervista di Andrea Simone
  • Foto del sito www.vincenzapastore.it
  • Si ringrazia Giulia Tatulli per la collaborazione
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