Renato Sarti, “Mai morti”

Mai morti è un monologo fatto di una scrittura evocativa, che ripercorre la nostra storia recente attraverso i discorsi di un fascista mai pentito. E’ affidato a Bebo Storti il difficile compito di dare voce a questo nostalgico delle “belle imprese” del Ventennio fascista, oggi impegnato in prima persona a difesa dell’ordine pubblico contro viados, extracomunitari, zingari e drogati.

Immagini del canale Youtube “Festivalantifa”

Mai morti, scritto e diretto da Renato Sarti, è in scena fino al 10 aprile al Teatro della Cooperativa di Milano, che ha anche prodotto lo spettacolo insieme al Teatro dell’Elfo, a Teatro 90 Progetti/Maratona di Milano, con il patrocinio di ANED Milano, ANPI provinciale di Milano e Istituto Nazionale Ferruccio Parri.

A tu per tu con Renato Sarti

Quanto è grottesco questo personaggio che troviamo in scena?

Non tanto, ma rispecchia un animo diffuso nel nostro Paese che ha dei momenti di maggior o minore intensità, che però rappresenta le tematiche di carattere xenofobo, razzista e fascista presenti in Italia in modo massiccio.

E’ un testo che vuole essere un po’ provocatorio?

Sì, ma non tanto. Il problema è partire dal presupposto che il fascismo è diventato un crimine. Io sto leggendo molto bene la marcia su Roma su cui forse faremo qualcosa la prossima stagione, dato che in autunno cade il centenario. Il fascismo si è imposto usando i pugnali, i bastoni, i pestaggi, le devastazioni della sedi dei partiti e dei giornali, quindi è stato un crimine. Poi, una volta salito al potere, la situazione è ulteriormente peggiorata, nel senso che a livello di torture, condanne, ergastoli e uccisioni, dall’omicidio di Matteotti in avanti, è stato un continuo crimine.

E’ un nostalgico questo personaggio?

Sì. La trovata provocatoria è quella di un uomo che non si pente di nulla, anzi, spera nel ritorno alla grande del fascismo. Io ne ho incontrati e conosciuti, di personaggi così. A Trieste erano parecchi, ma anche a Milano. Inoltre li vediamo in televisione. Per fortuna c’è un controllo, anche se non strettissimo, da parte dello Stato democratico, però la devastazione ai danni della sede della CGIL nell’autunno 2021 a Roma, è un segnale molto preoccupante. Non bisogna quindi abbassare assolutamente la guardia.

Non si parla però solo di Ventennio, ma anche di eventi più vicini a noi nel tempo, giusto?

Sì. All’inizio dello spettacolo viene rievocata la strage di Piazza Fontana, che è stato forse l’avvenimento storico più importante dal dopoguerra ad oggi, se escludiamo il Covid e la guerra in Ucraina. A livello esclusivamente nazionale, però, siamo stati veramente sul baratro di ritornare indietro come accaduto con la dittatura dei colonnelli in Grecia. Per fortuna, con mille depistaggi e collaborazioni da parte degli apparati dello Stato, quel progetto non passò, anche se costò molte vittime: quelle delle stragi di Piazza Fontana, di Brescia, e sui treni, dell’anarchico Pinelli; l’arresto di Valpreda rimasto in carcere per due anni e definito il mostro di Piazza Fontana. Il tentativo fortunatamente non passò e infatti il titolo più bello scritto da Stajano su quest’argomento è La forza della democrazia.

  • Intervista di Andrea Simone
  • Foto di Bruna Ginammi
  • Si ringrazia Giulia Tatulli per la collaborazione
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