Una serie di incidenti reali e metaforici farà incontrare tre personaggi che apparentemente sembrano non avere niente in comune: un uomo ricco e cinico che scopre di essere gravemente malato, un esuberante tassista in procinto di diventare padre, e un improbabile supereroe. Un evento inaspettato obbligherà i tre uomini a fermarsi in uno squallido locale in mezzo al nulla.
Schianto della compagnia Oyes è in scena al Teatro Litta di Milano dal 14 al 24 febbraio. Ideato e diretto da Stefano Cordella, lo spettacolo vede protagonisti Francesca Gemma, Dario Merlini, Umberto Terruso e Fabio Zulli.
La parola a Stefano Cordella
“E’ giusto definire questo spettacolo un viaggio surreale nell’inconscio di una generazione?”
“E’ il nostro intento e il nostro punto di partenza. Quello che abbiamo cercato di fare è attraversare l’inconscio di un personaggio e tentare di farlo diventare collettivo. E’ un punto di partenza di crisi, dato dalla crisi in cui si trova all’inizio del racconto questo personaggio. Lui fa un viaggio surreale e reale in una macchina che attraversa le stazioni, e queste stazioni dovrebbero riconnetterlo con alcuni passaggi della sua vita tramite un linguaggio surreale. Spero che questo viaggio surreale attraverso gli altri protagonisti possa diventare specchio di una generazione, che è quella tra i 30 e i 40 anni.”
“I tre personaggi non hanno niente in comune solo all’apparenza, è così?”
“Esatto. Abbiamo scelto apposta di mettere a confronto quattro personalità quasi agli antipodi, che poi scopriranno di avere in comune soprattutto la paura di affrontare la realtà e di mettersi in gioco. Un timore che in qualche modo li unirà.”
“Con che cosa dovrà fare i conti ognuno dei personaggi?
“Il tema che noi stiamo cercando di affrontare anche negli altri spettacoli è quello della spinta vitale al cambiamento. Ci rendiamo conto che c’è la paura di lasciarsi andare: più si va avanti con l’età e più il coraggio svanisce. Poi ovviamente ci sono gli eroi e nel nostro spettacolo c’è addirittura la figura del supereroe per giocare con questo confronto, però c’è proprio il tema della paura di mettersi in gioco. Quindi il confronto tra eroismo e solitudine, tra eroismo e paura di rischiare, è un po’ la chiave della nostra lettura.”
“Perché lo schianto è la condizione di partenza della nostra generazione? E nostra di chi?”
“Ovviamente parliamo della generazione che ci riguarda: noi siamo tutti ragazzi fra i 30 e i 40 anni e sentiamo di essere senza gli strumenti necessari per affrontare il futuro. E’ chiaro che questa non vuole essere una scusa e noi cerchiamo di problematizzarla. Ci rendiamo conto che in realtà si rispecchiano in questa nostra situazione anche le altre generazioni. Questo è il senso di fare teatro cercando di parlare onestamente, ma di rendere universale quello che viene raccontato. Ciclicamente ritornano alcune cose. Adesso noi sentiamo che è proprio un momento in cui i riferimenti sono pochi e chiari, e l’instabilità condiziona un po’ tutto. Quindi questo a volte diventa una scusa per prendere in mano la propria vita, per cercare di cambiare e di uscire da una situazione di crisi. A volte ci si accontenta e si rimane in una condizione di stagnamento. Questo è un peccato.”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Alessandra Paoli per la gentile collaborazione