Un monologo comico dalla scrittura libera e dai contenuti folli, anarchici e imprevedibili. Un one-man show che tocca a colpi di battute i temi più disparati: chi siamo noi, i rapporti amorosi, il coronavirus, i pipistrelli, l’altezza, le scuole d’inglese e chi più ne ha più ne metta; gli argomenti si accavallano, ritornano, scompaiono come un lungo soliloquio interiore senza nessun criterio.
1 e 95. Stand-up comedy show è in scena al Teatro Fontana di Milano fino al 5 dicembre. Lo spettacolo è stato scritto da Ludo D’Agostino e Giuseppe Scoditti, che ne è anche unico protagonista.
Quattro domande a Giuseppe Scoditti e Ludovico D’Agostino
Hanno detto che i contenuti di questo spettacolo sono folli, anarchici e imprevedibili. Perché?
Giuseppe Scoditti: Perché appartengono innanzitutto alla mia personalità. Io sono un pazzo scatenato, faccio delle cose senza senso nella vita, ma soprattutto la stand-up comedy, il genere a cui facciamo riferimento in questo spettacolo, è un tipo d’intrattenimento legato al free speech, una pratica anglosassone, in cui le caratteristiche fondamentali sono la libertà, l’anarchia e i passaggi da un argomento all’altro. Tutto avviene in maniera molto personale, è uno stream of consciousness alla James Joyce.
Perché avete voluto portare il pubblico in un’atmosfera simile a quella di un night club?
Ludo D’Agostino: Perché il night club è il luogo di nascita della stand-up comedy, esattamente come i café chantant in Europa segnano il debutto dell’avanspettacolo o i locali come lo Zelig sono stati la culla del cabaret italiano. E’ chiaramente una scelta estetica, che però ha anche il senso di portare il pubblico a sentirsi in una sorta di locale. Questo si sposa bene con quello che è la stand up comedy.
E’ vero che i temi trattati in questo spettacolo sono molto diversi fra loro?
Giuseppe Scoditti: Sì, assolutamente. La cosa in comune fra tutte le tematiche è il fatto che tutte le storie sono vere, non c’è niente di finto. Ogni cosa è realmente successa e riguarda me e la mia vita. Io parlo del mio cane che rischia di essere ucciso da un altro cane, del coronavirus, di un periodo che ho passato all’interno di una scuola inglese in Italia e del mio rapporto con la mia statura: 1 e 95, da cui nasce il titolo dello spettacolo.
L’altezza può anche essere uno svantaggio?
Ludo D’Agostino: Io non ho idea di come sia il mondo visto da lassù. Sicuramente può essere uno svantaggio. Credo che una cosa del genere sia una lama a doppio taglio, può essere sia un pregio che un difetto. Devo dire che tra i tanti problemi che sento di avere, per me la statura non ha mai voluto dire niente.
Giuseppe Scoditti: Ludovico ha una statura perfetta, perché non è né troppo alto come me né troppo basso. Non ci si ricorda di Ludovico, perché è basso o alto. Entro a gamba tesa, perché l’altezza per me è un vantaggio: le persone infatti si ricordano subito di me come di quello alto. Questo può avere anche i suoi contro, però in realtà è un elemento a mio favore, perché se faccio una selezione per dei mimi alla Scala, io vengo subito identificato come quello alto.
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Martina Parenti per la collaborazione
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