Gidion, un ragazzino delle scuole medie, è tornato a casa pieno di lividi, ed è stato sospeso. Vittima di bullismo o molestatore? Ambra Angiolini e Arianna Scommegna danno voce ad un intenso confronto madre/insegnante sul rapporto genitori/figli e sulle ragioni intime che generano il bullismo. Due donne forti alle prese con una questione attualissima e delicata sul mondo dell’adolescenza.
Il nodo di Johanna Adams è in scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 6 marzo con la regia di Serena Sinigaglia. Ne sono protagoniste Ambra Angiolini e Arianna Scommegna.
Parla Arianna Scommegna
Quali sono le ragioni intime che generano il bullismo, secondo te?
Sono tante ragioni tutte insieme. Hanno a che fare con la relazione e l’ambiente che si crea. Quindi la responsabilità non è mai soltanto del bullo, ma anche di tanti contesti: quello familiare, scolastico, degli amici e della società. E’ dunque un lavoro molto complesso quello che bisogna fare, per cui bisogna andare a scandagliare delle ragioni più profonde per affrontare veramente questi problemi.
Che tipo di dialogo si instaura tra le due donne protagoniste?
Le due donne non si danno il tempo per potersi ascoltare veramente. Sono entrambe in una situazione di crisi ed è un conflitto dove non riescono a trovare proprio un punto d’unione. Ci sono a momenti dei barlumi d’incontro, ma non riescono ad ascoltarsi perché ognuna è legata alla propria ragione, non perché non vogliono, ma perché è come se fossero incastrate ognuna nel proprio nodo e il nodo tra di loro è difficilissimo da sciogliere.
Come dovrebbe comportarsi la società di fronte a una piaga come il bullismo?
Io credo che il bisogno di agire in maniera violenta sui più deboli sia uno specchio del comportamento umano ed esprime un grande disagio. Quello di cui parla questo spettacolo non è proprio solo il discorso del bullismo. Questo spettacolo ci parla della relazione fra le persone, di banchi che rimangono vuoti perché i ragazzi sono soli di fronte alle problematiche. Sicuramente parlare è una cosa molto importante, però a volte lo è anche fare delle cose insieme, fare dei progetti creativi insieme, non vivere la scuola solo come un luogo dove andare a prendere dei voti ma come un luogo d’esperienza. Quindi, quando noi facciamo esperienza, abbiamo la possibilità di cambiare ruolo, dunque a volte non siamo più noi i capetti. Se facciamo delle esperienze, ognuno di noi si trova poi a turno in momenti di difficoltà o di grande soddisfazione perché riconosciamo un nostro talento.
L’esperienza della crescita e dell’apprendimento della cultura, nell’avvicinamento all’arte, alla storia e alla geografia, dovrebbe essere quella di cercare di tirare fuori da ognuno dei ragazzi il loro talento. E’ anche molto importante l’ambiente che i ragazzi vivono a casa, perché spesso sono i riflessi di frustrazioni vissute in silenzio, che magari non trovano parole o problematiche totalmente interne. Magari uno ha una famiglia bellissima e a scuola la situazione di un istituto che funziona, ma dentro uno ha i propri problemi. Quindi bisogna proprio avere molta attenzione, molta cura e molto coraggio, perché spesso a volte per non prendersi la responsabilità, i genitori e i professori alzano le mani in segno di resa.
In questo spettacolo tu sostituisci Ludovica Modugno, scomparsa lo scorso 26 ottobre. Vuoi tracciare un suo ricordo?
Molto volentieri, perché era una donna straordinaria, una bellissima persona, oltre che una grande attrice e una grande doppiatrice con una voce straordinaria e una capacità di vivere la sua passione veramente totale. Una donna dedita al lavoro, molto simpatica, gentile e accogliente. Posso solo dire che mi dispiace tantissimo. Noi la portiamo tutti i giorni con noi a teatro, perché è stata veramente un esempio, sia dal punto di vista artistico che umano. Ce la portiamo nel cuore tutti i giorni. Ogni giorno la saluto e le dico che un pezzettino di lei è con noi.
- Intervista di Andrea Simone
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