Quando Sei personaggi in cerca d’autore debuttò nel 1921 al Teatro Valle di Roma, la platea contestò la pièce al grido. “Manicomio! Manicomio!”. Il pubblico si trovò di fronte a qualcosa di completamente inedito, un assalto alla forma del teatro borghese, una non-storia in cui a essere messi sotto indagine non erano solo il meccanismo teatrale e la creazione artistica, ma lo stesso rapporto tra realtà e finzione.
Al Teatro Fontana
Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello è in scena al Teatro Fontana di Milano. Adattato e diretto da Michele Sinisi, che ne è protagonista con Stefano Braschi, Marco Cacciola, Gianni D’Addario, Giulia Eugeni, Marisa Grimaldo, Ciro Masella, Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Donato Paternoster e Adele Tirante, lo spettacolo è in cartellone fino al 24 marzo.
Parla Michele Sinisi
“Perché quando uscì nel 1921 lo spettacolo venne contestato così fortemente?”
“In quel momento storico il pubblico visse fondamentalmente un grande senso di disorientamento rispetto alla coscienza e questo si rispecchiava in quello spettacolo nella misura in cui i sei personaggi, in un modo veramente rivoluzionario, arrivavano dal fondo della platea, cosa che non si era mai vista, perché il pubblico era abituato a guardare con grande distacco la propria vita e a rispecchiarsi sul palco stando comodamente seduto in platea.”
“Cosa significa mettere in scena questo testo oggi?”
“Riaggacciandomi alla prima risposta, ti posso dire che il testo in sé parla del teatro nella misura in cui il teatro parla sempre della vita. E’ come fare un tagliando all’essere umano. E’ un modo per capire qual è stato il percorso fatto fino ad adesso e quale altro elemento potrebbe -rispecchiandoci sul palco o intorno a noi – darci quello stesso senso di disorientamento.”
“Che cosa indaga quest’opera di Pirandello?”
“Dato che ogni tempo contemporaneo ha il proprio modo di far risuonare il rito del teatro, indaga la possibilità che ci viene data di vivere un senso di cittadinanza mondiale e globale, e di vedere nella diversità e nell’alterità una grande risorsa, piuttosto che un grande motivo di paura e di inquietudine.”
“Perché si potrebbe definire questo testo uno spettacolo matrioska?”
“La matrioska in sé è come un altro involucro che ci avvolge, dentro cui potremmo ritrovarci sempre in profondità. All’epoca bastava mettere un capocomico che all’inizio del Novecento dirigeva lo spettacolo e la compagnia che lavorava sul testo di Pirandello che lo scriveva. Oggi noi abbiamo aggiunto a quella matrioska un ulteriore spazio di rifrazione, mettendo in scena il regista che sono io e che dirigo il capocomico del testo di Pirandello.”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Martina Parenti per il supporto professionale