E’ noto quanto,nell’età contemporanea , lo sport possa essere veicolo dei disvalori di una dittatura o di un regime illiberale. Olimpiadi e Mondiali di calcio, doping di Stato, boicottaggi: tante, troppe volte la politica si è messa di traverso e ha usato lo sport per i propri fini. Il nazismmo, al di là del malriuscito tentativo di apoteosi ginnica delle Olimpiadi berlinesi del 1936, propagandò pesantemente in ogni settore sportivo le proprie idee di purezza ariana.
Sembrava danzare è lo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Davide Verazzani in scena al Teatro Linguaggicreativi di Milano il 19 e il 20 gennaio.
Intervista a Davide Verazzani
“Chi era Johann Trollmann?”
“Era un pugile tedesco che negli anni ’30 ha combattuto nella categoria dei pesi medi e medio-massimi. Aveva la particolarità di essere di origine sinti. Era tedesco di orgine, ma di etnia sinti.”
“Qual era la sua colpa agli occhi dei nazisti?”
“Il fatto di essere rom e non ariano. Secondo i dettami del nazismo, la boxe poteva essere combattuta solamente da pugili di origine ariana.”
“Quanto era grande il coraggio di Johann Trollmann?”
“Direi enorme, perché lui non si è mai piegato. Ha lottato per affermarsi e per esprimere le proprie capacità. Anche di fronte a delle leggi assurde e a un regolamento cambiato dai nazisti per contrastarlo, non se n’è andato, non ha abbassato la testa. Anzi, l’ha tenuta alta rischiando grosso e pagando, perché è stato espulso dalla Federazione ed è finito anche in un campo di concentramento.”
“Perché ha scelto di raccontare la sua storia?”
“E’ una storia emblematica di sport. Le storie di sport spesso parlano del coraggio e di una lotta contro i limiti. Questa è sicuramente una storia di questo tipo, però qui c’è una battaglia contro un potere cieco e una delle dittature più feroci della storia dell’umanità. E’ una lotta per affermare la propria individualità come uomo, non semplicemente la propria capacità di sportivo. Quindi non è solo una storia bella da raccontare, ma che afferma anche la necessità di essere uomini, soprattutto di fronte alle dittature.”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Simona Calamita per la gentile collaborazione