Sergio Sgrilli, “Camera con crimini”

E’ in scena al Teatro Martinitt fino al 22 gennaio Camera con crimini, una commedia di Sam Bobrick e Ron Clark che presenta situazioni riconducibili al filone giallo. Ne sono protagonisti Sergio Sgrilli, Corinna Grandi e Aristide Genovese con la regia di Pier Giorgio Piccoli.

Tutto si svolge all’interno della stessa camera di un hotel, in tre momenti nell’arco di un anno, e vede come motore dell’azione Arlene, confusa e combattuta tra la stabile routine col marito, venditore di automobili banale e “grigio”, e la forte passione per l’amante Mitchell, dentista belloccio e presuntuoso. Nessuno dei tre riuscirà ad affermare con dignità la propria natura, né riuscirà a farsi amare per ciò che di autentico lo rappresenta.

La parola a Sergio Sgrilli

Camera con crimini” è una commedia americana di trent’anni fa. Come l’avete collocata nel contesto attuale?

Ci abbiamo messo le mani. Alla base ci sono due comici, Corinna Grandi ed io. Siamo entrambi abituati a fare comicità contemporanea, cabaret e stand-up. Abbiamo tolto tutti i riferimenti poco interessanti in Italia sull’America degli anni novanta e su un certo tipo di umorismo all’epoca accettabile, ma politicamente scorretto e quasi inaccettabile nel 2023. Abbiamo fatto in modo che non ci sia alcun riferimento attuale. Uno dei complimenti più interessanti che ci hanno fatto è che non c’è alcun riferimento all’uso del telefonino. E’ un racconto senza tempo.

Sono l’inganno e il tradimento gli elementi che portano i protagonisti a mentire per nascondere la loro vera natura con vigliaccheria?

La tua chiave di lettura è giusta. E’ l’autentica natura dei protagonisti la questione centrale. Si passa da momenti di verità ad attimi surreali. Sembra che nessuno creda fino in fondo a ciò che fa né a se stesso. Molte facce vengono fuori via via. Come sempre avviene in uno sketch comico, anche questo mio lavoro si muove su piani di lettura diversi.

C’è un confine molto sottile tra amore e odio che i tre protagonisti continuano a passare pur di non far scoprire i loro tradimenti?

Ci sono un enorme voglia di sopravvivenza e una grande difficoltà all’adattamento, ma di sicuro c’è anche il fatto di vivere appieno il momento che si sta vivendo. I personaggi vivono davvero come se fosse l’ultimo momento della loro vita. Si lasciano quindi andare a parole e a stravolgimenti estemporanei del loro pensiero. Questo atteggiamento permette loro di abbandonare le regole della società.

Siamo di fronte a un trio che ricorre a situazioni rocambolesche e paradossali nel grottesco tentativo di salvare una facciata di dignità inesistente?

Non avrei potuto usare parole più appropriate delle tue! In poche parole hai raccontato quello che noi facciamo in un’ora e mezza urlando, ballando, parlando, ridendo e piangendo! Mi trovo fortunato perché a 55 anni faccio cose che non avevo mai fatto prima, anche se l’adattamento del testo è mio. Vesto i panni di Paolo Milesi, che non sono io e vivo una vita che non è la mia!

  • Si ringrazia Federica Zanini