SE SHYLOCK NON E’ COME NOI

Ne Il Mercante di Venezia di William Shakespeare, Shylock dice: “Io vi odio perché siete cristiani”. Oggi sono in tanti a pronunciare questa frase, e ancora di più quelli che a “cristiani” sostituiscono una fede religiosa, lasciando però immutato quell’odio e seminando morte e terrore dappertutto. Prendendo le mosse dalla famosa opera scespiriana, Alberto Oliva porta in scena al Pacta Salone di Milano dal 15 al 20 maggio Shylock – Io non sono come voi, intraprendendo un viaggio che porta fino alle radici del razzismo, della discriminazione e della paura dell’altro. Unico protagonista dello spettacolo è Mino Manni, che insieme ad Alberto Oliva ha scritto anche il testo dello spettacolo.

La parola ad Alberto Oliva

“Quanto è diverso il tuo Shylock rispetto a quello di William Shakespeare?”

Shakespeare è il nostro punto di partenza, perché noi siamo partiti dal “Mercante di Venezia” che avevamo allestito integralmente nel 2012. Questo è un po’ un cominciare dalla fine, nel senso che Shylock viene condannato ad abbandonare Venezia perché in caso contrario verrà ucciso. E’ costretto ad abbandonare quella città in cui lui, in quanto ebreo, non si è mai potuto sentire a casa perché oltre che straniero viene anche considerato traditore.

Abbiamo scelto di partire da quella che secondo Shylock è una profonda ingiustizia motivata da questioni religiose, politiche, razziali e sociali per cui viene forzato ad abbandonare tutto quello che ha in quella che ritiene essere casa sua. Gli viene impedito di rimetterci piede. Che cosa scaturisce nella testa di una persona cui viene fatta un’ingiustizia così grande? Noi incontriamo Shylock nel momento in cui abbandona Venezia con la sua valigia. Da qui lui parte a raccontare la storia costruita da William Shakespeare, tutto quello che sarà e quello che ci siamo inventati noi. Abbiamo cercato di andare alle origini di quello che può far scaturire poi l’atto terroristico, cioè la vendetta di una persona che ha subito una profonda ingiustizia.

Attraverso Shylock noi arriviamo a parlare della Siria, dell’Isis e dell’estremismo islamico che deriva da un atteggiamento molto superficiale delle politiche occidentali che sono state fatte nel corso dei secoli, così come è molto superficiale l’atteggiamento dei veneziani cristiani nei confronti di Shylock, che utilizzano la religione per ragioni politiche e si ritrovano poi persone che si vogliono vendicare. Ovviamente non vogliamo giustificare il terrorismo, ma vogliamo comprendere e attraverso questo spettacolo proviamo a dire che nessuno nasce terrorista.

Se esistono persone che arrivano a uccidersi o a uccidere o entrambe le cose per una ragione religiosa, sociale o razziale, vuol dire che hanno subito delle ingiustizie talmente grandi da arrivare a fare un gesto così estremo che non avrebbero mai voluto fare alla nascita. Deve esserci alla base una sofferenza molto profonda per arrivare a farsi saltare in aria. Soltanto se noi arriveremo a capire profondamente le ragioni del terrorismo, riusciremo a prevenirlo e a impedirlo. Se invece continuiamo a essere superficiali nella sua analisi, non riusciremo mai a capire che cos’è e quindi a farci veramente i conti.

“L’abbandono di Venezia è stato il prezzo che Shylock ha dovuto pagare?”

Abbandonare Venezia ha significato abbandonare tutto quello che aveva. Lui ha perso la sua identità. Fuori da Venezia non è più niente e nessuno. Questo è stato il prezzo che ha dovuto pagare: è stato privato della sua identità e dignità di uomo, di cittadino e di essere umano.

“Perché Shylock è il personaggio ideale per esprimere le questioni legate al razzismo?”

Perché lui è l’ebreo per eccellenza preso da Shakespeare proprio per farne il protagonista di una vicenda completamente incentrata sull’odio di razza. Shylock ha ragione, il cristiano firma il contratto rispetto al quale lui vuole giustizia. Solo per il fatto di essere ebreo gli viene ritorto contro un contratto in cui lui aveva ragione. Quindi è proprio una storia emblematica di un sopruso razziale perpetrato e che ci viene portato come grande esempio di quella che è oggi la situazione della Siria e dell’Iraq.

Questo spettacolo ha visto la luce nel 2015. A quell’epoca  l’Isis era appena nato e colpiva in maniera molto più sistematica perché aveva in mente un progetto di creazione di un nuovo stato islamico. Tutto questo oggi probabilmente non esiste più. Però ci serviva proprio per arrivare a raccontare le ragioni del terrorismo tout court. Aveva delle idee molto forti, anche estreme, che derivavano però da un’ingiustizia molto forte che si è subita.

“Perché nelle note di regia dici che Shylock siamo noi?”

Perché tutti noi subiamo delle ingiustizie. A tutti noi capita di avere al nostro interno il potenziale delle vendetta. Poi magari non ci succede di arrivare all’estremo se il torto che ci viene fatto non è così grande. Io sono convinto che vendicarsi sia una pulsione naturale dell’essere umano e di avere giustizia se non gli viene data dalla legge. Poi dipende da quanto è grande il torto che ci viene fatto. Se soprattutto noi arriviamo a capire che è umano volersi vendicare, allora possiamo comprendere come la società può spegnere queste pulsioni e aiutare l’uomo che subisce un’ingiustizia a non volersi fare giustizia da solo. Se però noi non capiamo che al nostro interno c’è la pulsione di vendicarci quando ci viene fatto un grande torto, non riusciremo mai a capire né a risolvere il problema di chi la vendetta la fa per davvero.