MICHELE SINISI, “TRADIMENTI”

Scritta dal drammaturgo inglese Premio Nobel per la letteratura Harold Pinter, Tradimenti debutta nel 1978 a Londra, e viene generalmente considerata una delle opere più celebri dell’autore. La storia è quella di una relazione extraconiugale ripercorsa però a ritroso, dalla sua fine ai suoi esordi. Tutto inizia due anni dopo la fine del rapporto e termina prima che esso abbia inizio.

Tradimenti è in scena al Teatro Fontana di Milano. Diretto da Michele Sinisi, presente anche in scena con Stefano Braschi e Stefania Medri, lo spettacolo è in cartellone dal 6 al 17 ottobre.

Il trailer dello spettacolo (immagini del canale Youtube “Elsinor Teatro Fontana”)

La parola a Michele Sinisi

Quanto sono complessi i tre personaggi?

Io credo in generale che i personaggi abbiano tutti una profonda complessità. Quelli più ingannevoli sono quelli che magari hanno dei tratti caratteriali o esperienziali un po’ più simili al nostro vissuto, da trarci in inganno e da fregarci pensando di aver già capito o carpito tutto del personaggio. Quindi, quanto più sono umane le essenze nel caso specifico dei personaggi teatrali, più si è comodi perché si abbandona ogni presunzione di aver capito e si indaga. Io credo che i personaggi di Tradimenti siano parecchio complessi, anche per le esperienze che raccontano e per ciò che è il mio vissuto. Ed è stato quindi ancora più curioso lavorare per riconoscere all’inizio soprattutto quella distanza tra me e i personaggi.

Perché hai scelto un allestimento sanguigno e asciutto per questo spettacolo?

Questa cosa appartiene al mio rapporto creativo e artistico con Federico Biancalani, lo scenografo con cui condivido gran parte del processo creativo. E poi attiene anche alla funzione del plot della narrazione che ha Emma intorno alla storia. Lei nella sua vita è direttrice di una galleria d’arte contemporanea dalla fine degli anni Sessanta al momento della redazione del testo. Oggi il rapporto con l’arte nel senso performativo, installativo e figurativo del termine in generale, si è ulteriormente evoluto, come tutti noi sappiamo. Si pensi a quanto Banksy ha portato l’arte contemporanea per strada, sugli edifici pubblici e privati. E’ cambiato il nostro rapporto con il punto di vista, la posizione in cui ci poniamo nel guardar le opere. Quello che accade in questa scenografia fortemente presente l’abbiamo scoperto alla fine di questo processo come sanguignamente asciutta.

Quanto sono importanti le parole non dette, i pensieri taciuti e le azioni nascoste?

Tutto questo è potente, lo è sempre stato quest’aspetto di quello che non si intravede attraverso l’ascolto e la lettura delle parole. In Pinter quest’aspetto diventa misterioso e motivo di attrazione e fascinazione. Pensiamo anche alle famose pause pinteriane che nel nostro allestimento abbiamo deciso di rendere materiche.

Hai voluto addentrarti nell’esplorazione dell’invisibile per rendere al meglio i tre personaggi?

Sì. Il concetto di invisibile attiene ad una cosa molto vicina al titolo stesso, Tradimenti. Noi siamo partiti dal fatto che il tradimento non riguarda solo le relazioni extraconiugali, il rapporto fra Emma, Jerry e il suo miglior amico Robert, ma anche il rapporto con lo spettatore. E’ come se lo spettatore fosse continuamente tradito scena per scena rispetto alle proprie aspettative. Quindi tutto quello che di misterioso c’è nel testo lo abbiamo ulteriormente amplificato e portato all’estremo per cercare di rendere ancora più esplosiva e detonante la scoperta della verità.

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