Questa è una storia che parla di amicizia. Non l’amicizia adolescenziale, tutta viscere, istinto e grandi promesse d’affetto, ma l’amicizia matura, quella per cui bisogna sopportare e comprendere. L’amico è un’àncora, una voce gentile, una spalla sicura, un consiglio premuroso. Ma non solo. E’ anche qualcuno che ci conosce bene, profondamente, e quando vuole ferire, sa dove e come colpire.
Al Teatro Libero
Sognando la Kamchatka è in scena al Teatro Libero di Milano fino al 31 marzo. Scritto e diretto da Corrado Accordino, lo spettacolo vede protagonisti lo stesso Accordino, Massimiliano Loizzi e Marco Ripoldi.
Quattro domande a Corrado Accordino, Marco Ripoldi e Massimiliano Loizzi
“Che tipo di amicizia c’è fra questi tre personaggi?”
Corrado Accordino: “Tra i personaggi c’è un’amicizia di lunga data, nel senso che sono 10-15 anni che si frequentano e come tutte le amicizie mature cova in sé anche piccoli rancori, piccoli rimpianti e rimorsi, frustrazioni, cose non dette e segreti. Quindi è una grande amicizia e c’è una grande voglia di stare con gli amici, ma allo stesso tempo c’è sotto un substrato di disagi non risolti.”
“Quant’è importante il ruolo del Risiko in questo spettacolo?”
Marco Ripoldi: “In questo spettacolo è una metafora che ci porta a scoprire la verità di quest’amicizia e quindi è importantissimo, è il quarto personaggio, nonostante io odi il Risiko!”
“Perché questo è uno spettacolo ironico e politicamente scorretto?”
Massimiliano Loizzi: “Perché è un ritratto di tre amici che giocano a Risiko, quindi è una metafora e un ritratto del Paese, di una generazione e di un’umanità. Quindi il Risiko è metafora della guerra umana e degli affetti tra le persone. Dunque, in questo senso, la nostra visione non poteva che essere politicamente scorretta, perché molto spesso nella vita vera si parla tra amici come si pensa, quindi abbiamo tolto dei filtri che in alcuni casi vengono adottati.”
“Quale sarà la resa dei conti per i tre amici?”
Massimiliano Loizzi: “E’ il finale dello spettacolo, quindi andrebbe visto. Il gioco è un po’ quello: si sta lì a giocare, ci sono tre amici che si parlano e poi vengono fuori le caratteristiche e le cose irrisolte di ognuno.”
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia l’ufficio stampa del Teatro Libero per il supporto professionale