“SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZ’ESTATE”: DIMENSIONI ONIRICHE

I sogni non hanno né età né tempo né fine. Ci avvolgono e ci trasportano nelle dimensioni remote e nelle speranze future. La nostra esperienza, il vissuto del presente e l’impossibile dei sogni si alternano in un perenne dialogo dentro di noi. Il sogno ci ridesta dal sonno e rende vivibile l’esistenza vissuta a sognare. Sogno di una notte di mezz’estate di William Shakespeare è in scena al Teatro Out Off di Milano fino all’11 novembre. Diretto da Mattia Sebastian Giorgetti, vede protagonisti Francesca Bernardi, Riccardo Camporini, Diego Carpentieri, Maurizio Cattaneo, Ilaria Cominelli, Cristiana D’Aniello, Miriam Oufatah, Oscar Pongolini, Michele Rossetti e gli attori diplomandi del Centro Teatro Attivo Maya Castellini, Alessandro Conversano, Stefano D’Ippolito, Sara Fiandaca, Ilaria Felter, Marta Giuffra, Silvia Iacobucci, Ginevra Masini, Giovanni Moreddu, Angelica Polli, Ilaria Ruotolo, Giulia Sciarrabba e Nicola Soldani. Lo spettacolo vede la partecipazione di Annina Pedrini e Claudia Lawrence. Al canto troviamo invece Carlotta Michielato.

La parola a Mattia Sebastian Giorgetti

“E’ solo la dimensione del sogno a essere importante in questo spettacolo o c’è dell’altro?”

“La dimensione importante è quella di riscoprire i valori dell’amore fra persone, fra cose, nel trovare dei segni che soprattutto tra i giovani li possano riunire. I sogni sono importanti perché ci portano avanti per tutta la vita, ma bisogna nutrirsi di quelli e cercare di realizzarli. Siccome abbiamo attori tutti molto giovani, abbiamo scelto questo testo in modo che potessero riscoprire fra di loro una dimensione umana che oggi come oggi si sta un po’ perdendo.”

“Come avviene qui l’incontro tra Oriente e Occidente?”

“Io mi sono immaginato che Oberon e Titania siano in un mondo che non conosciamo, che in un certo senso è quello dell’Oriente. Avviene perché io lavoro in Oriente. Io ho una compagnia teatrale in Giappone. Quindi mi faceva piacere portare la mia esperienza in Giappone e cercare di mettere in pratica questo binomio. In un certo senso è un regalo che mi sono fatto, visto che è da 25 anni che vado avanti e indietro. Quindi ho identificato Oberon e Titania con due personaggi che spacciano una polverina per ritornare a riscoprire l’amore.”

“Com’è stato lavorare con attori che stanno ancora finendo la scuola di teatro?”

“Bello, perché in un certo senso li abbiamo formati noi, quindi li conosco piuttosto a menadito. La cosa interessante per loro è stata invece confrontarsi con attori professionisti di un’altra generazione, perché in scena c’è Claudia Lawrence, che ha vissuto tutto il teatro dal dopoguerra a oggi lavorando con Giorgio Strehler e Paolo Poli. Quindi hanno ritrovato in Claudia, che ha 93 anni, un’energia e una vitalità da cui hanno potuto attingere. Questo è un aspetto che tra di loro devono riscoprire ancora. Lavorare con i giovani dà una grande energia. Mettersi però a confronto con attori che non troveranno più nella storia del teatro italiano gli ha dato uno stimolo maggiore a rendersi più partecipi per lo spettacolo.”

“Chi sono tra loro i più promettenti?”

“Diciamo che c’è una buona leva di giovani che hanno voglia di riscoprire prima di tutto se stessi. Dopodiché il passo verso il professionismo richiede oggi come oggi soprattutto un grande coraggio. Non basta essere attori ma bisogna essere uomini di teatro. Il mio intento è di portarli dentro alla produzione, dal carico del camion alla disposizione delle luci, in modo che abbiano una conoscenza di tutto quello che è veramente il mondo del teatro.”