Emilio Solfrizzi, “Il malato immaginario”

E’ uno dei grandi classici del palcoscenico: al Teatro Manzoni di Milano è in scena dall’8 al 20 novembre Il malato immaginario di Molière. Nel ruolo di Argante troviamo Emilio Solfrizzi, diretto da Guglielmo Ferro che ha anche adattato il testo, caposaldo della letteratura francese.

L’intervista video di Teatro.Online realizzata al Teatro Manzoni

Il malato immaginario ha più paura di vivere che di morire: si rifugia infatti nella malattia solo per scappare dai problemi, in un’escalation continua che porta Argante a rifiutare la propria esistenza. Nel cast troviamo anche Lisa Galantini, Antonello Piccolo, Sergio Basile, Viviana Altieri, Cristiano Dessì, Cecilia D’Amico, Luca Massaro e Rosario Coppolino.

Dal canale YouTube del Teatro Manzoni di Milano

La parola ad Emilio Solfrizzi e al cast

Argante è più vittima di se stesso o delle circostanze?

Emilio Solfrizzi: Sicuramente lo è di se stesso. Anzi, le circostanze cercano di tirarlo fuori dalla sua condizione. Alcune delle persone che lo circondano gli vogliono bene e tentano di spronarlo ad approcciare la vita in maniera diversa. Altre invece approfittano della sua condizione di ipocondria e di fuga dalla vita. La nuova moglie cerca di sottrargli i soldi; i medici continuano ad alimentare la sua malattia immaginaria per spillargli quattrini. Argante è un uomo diviso tra la voglia di vivere e quella di fuggire dalla vita stessa, per cui è un personaggio completo e complicato.

Il testo ci riconduce di più allo humour nero o al teatro dell’assurdo?

Emilio Solfrizzi: Molière anticipa tutta la comicità dal 1600 in avanti, non è ascrivibile in nessuna categoria. Nel nostro Malato Immaginario noi ci divertiamo anche a omaggiare l’avanspettacolo e Totò. C’è tutto: il teatro dell’assurdo, il naturalismo e il verismo. Quando ci si avvicina ai grandi autori, bisogna farlo con molta umiltà ma anche liberandosi dell’idea che questi siano dei giganti, altrimenti si rimane immobili.

Che indicazioni vi ha dato il regista Guglielmo Ferro?

Emilio Solfrizzi: Guglielmo aveva già fatto più di una volta Il malato immaginario. E’ il figlio del grande attore Turi Ferro e mi ha suggerito le battute che diceva suo padre, consigliandomi di dirle, perché se le diceva lui, posso dirle anch’io. Molière lascia gli attori molto liberi di esprimersi, poiché i personaggi possono essere letti in tantissimi modi. Non è un caso che la gente lo veda 30 o 40 volte e che a ogni rappresentazione sia possibile avere un punto di vista diverso. Guglielmo Ferro ha quindi lasciato che fosse il testo a parlare.

Rosario Coppolino: Le direttive puntano però sempre all’ironia e alla comicità, perché il suo obiettivo è sempre stato indirizzarci verso il divertimento e la gioia di far ridere. A volte infatti molte opere di Molière vengono rappresentate in maniera un po’ cupa. Guglielmo Ferro si è invece sforzato fin dall’inizio di spingerci verso la comicità bella e buona!

Chi sono gli Argante dei nostri giorni?

Emilio Solfrizzi: Le persone spaventate, quelle che si sentono inadeguate rispetto a una vita che li sottopone continuamente a delle prove.

Lisa Galantini: A me pare che ci sia un filo conduttore tra i grandi personaggi maschili che Molière creava per se stesso: erano tutti schiavi di un ideale. Nell’Avaro è la ricchezza, nel Malato Immaginario la salute, nel Borghese Gentiluomo il desiderio di diventare nobili. Sono però tutti prigionieri di qualcosa che non ha niente a che vedere con la realtà. Si dimenticano così dell’amore delle mogli e dell’affetto delle loro serve, come nel mio caso. Io qui interpreto infatti Tonina, un personaggio straordinario, che architetta quella che sembra una cattiveria contro il proprio padrone; Argante invece non si rende conto del suo grande affetto. Sono dunque personaggi che rimangono ciechi rispetto alla bellezza e alla verità delle cose che li circondano.

Sergio Basile: E’ molto importante anche l’aspetto della solitudine, che è un problema di Argante come credo che lo sia in maniera assai forte per molte persone che vivono oggi.

Emilio Solfrizzi: Noi viviamo in tempi in cui è indispensabile essere sempre all’altezza, dove non si può neanche invecchiare perché ci si chiede di essere giovani anche quando si è vecchi. Gli Argante sono quelli in fuga da tutto questo quindi hanno tutta la nostra simpatia!

  • Intervista video di Andrea Simone
  • Si ringrazia Manola Sansalone
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