Un nucleo familiare ristretto: madre, padre e figlio. Un minuscolo puntino nei meandri di un gigantesco universo all’interno del quale convivono amori, incomprensioni, bisogni primordiali, ambizioni, desideri nascosti disturbi psico-sessuali, bugie, verità e funerali. I personaggi di questa storia non hanno un nome. O meglio, ce l’hanno, ma non lo scopriremo mai.
Una classica storia d’amore eterosessuale è in scena al Teatro Fontana di Milano il 12 e il 13 ottobre. Scritto da Camilla Mattiuzzo e diretto da Francesca Merli, vede protagonisti Davide Pachera, Laura Serena e Massimo Scola.
La parola a Francesca Merli
“Come fanno a convivere dei sentimenti così diversi all’interno di un nucleo familiare così piccolo?”
“Innanzitutto dentro alle quattro mura domestiche è molto facile che tutte le emozioni si amplifichino molto. L’amore e l’odio sono sentimenti molto simili tra di loro, per cui è chiaro che la famiglia è di certo un microcosmo, un piccolo nucleo dove accadono tante cose che molto spesso si amplificano e diventano giganti. I drammi maggiori sono quelli che abbiamo con i nostri familiari e con le nostre origini.”
“Perché i protagonisti non sanno cosa dirsi?”
“E’ anche una storia d’amore, non di genere ma di una coppia d’amore. Per cui si vive all’interno anche l’evoluzione della coppia, dall’innamoramento alla passione, alla fine e al fatto che non ci si ascolta più. E poi c’è anche un grande dramma con cui noi ironicamente ci confrontiamo: quello di vivere una storia d’amore classica che per la società deve essere per forza tra uomo e donna e tra due persone, per cui anche qui il tradimento o la mancanza di sesso e di amore vengono visti all’interno di una famiglia in maniera drammatica.”
“Di che cosa è fatta la realtà di questo spettacolo?”
“Il plot è molto semplice: ci siamo ritrovati tutti in compagnia alle soglie dei 30 anni a interrogarci sul perché l’unica cosa che ci accomuna tutti quanti è quella di essere figli, che è una cosa imprescindibile dal fatto che uno possa scegliere nella propria vita di essere genitore, di avere un amante o di come comportarsi . Essere figli è l’unica cosa che ci accomuna. E’ la storia di un ragazzino che dagli 11 ai 30 anni ripercorre la propria storia familiare.”
“Perché i personaggi non sono capaci di darsi un’identità precisa?”
“Perché in realtà non sanno chi sono. Innanzitutto questa è una famiglia contemporanea che chiaramente non è più la famiglia di una volta. Prima i figli erano un po’ figli di tutti, nel senso che si aprivano facilmente le porte della propria casa e il vicinato conviveva. Il motivo era la povertà che si viveva allora. Adesso sembra quasi che la famiglia sia diventata una cosa un po’ più asociale. Si risolvono i problemi dentro casa, non c’è più la voglia di condividere, quindi la crisi è anche quello del nucleo familiare e dell’identità di famiglia.”