Alessandro Fullin torna a Milano con il suo nuovo spettacolo, sempre nel suo stile ironico, tagliente e dissacrante. Suore nella tempesta è in scena al Teatro Martinitt fino al 10 marzo e ci presenterà un gruppo di religiose alle prese con la seconda guerra mondiale.
La commedia vede impegnati oltre allo stesso Fullin, anche regista e autore, Tiziana Catalano, Sonia Belforte, Sergio Cavallaro, Diego Casale, Simone Faraon e Paolo Mazzini.
4 domande ad Alessandro Fullin
“E’ un microcosmo davvero variegato questo convento torinese di via Monginevro. Chi sono i personaggi?”
“Siamo una bella banda! Oltre a me ci sono due comici molto famosi a Torino con cui ho lavorato a Zelig e una sorella Suburba, una bella pazzerellona! Poi ci sono attori più teatrali come Simone Faraon, Sonia Belforte, Paolo Mazzini e due ballerini. Ballano tutti tranne me. Ormai non ho più l’età. L’unico che mi mette le mani addosso è il chiropratico!”
Cerco di riportare il ciclone Fullin a un tono più da intervista, ma scoppio a ridere ogni due secondi : “Non buttarti così giù, per favore! Torniamo allo spettacolo: perché nemmeno Santa Tecla ha potuto fare niente contro l’invasione del convento?”
“Noi italiani purtroppo non avevamo fatto delle scelte molto oculate, visto che avevamo una dittatura in corso. Quindi è andata malissimo. Parto da un fatto molto drammatico ma basato su una verità: l’invasione di Torino nel 1944. Infatti gli ufficiali che scappavano e non sapevano dove andare sono diventati partigiani o si sono rifugiati negli istituti religiosi. Ho inventato una commedia partendo da una cosa tristissima.
Siamo un ordine religioso che si occupa in anticipo di raccolta differenziata: è il nostro pallino! Infatti una suora si chiama suor Umida, un’altra suor Plastica! E’ tutto abbastanza delirante! Accogliamo un povero soldato che sta scappando dai nazisti, ma io non riesco a stare in un’epoca. Quindi facciamo tai-chi e io mi arrampico sulle pertiche. Le suore cantano Julio Iglesias e sono un po’ delle birbanti. Insomma, fare la suora non fa proprio per me!”
Le origini dello spettacolo
Ho le convulsioni per le risate ma l’intervista va avanti. “Questa volta non ti sei ispirato a nessun testo del passato come avevi fatto con la Divina o con Piccole Gonne. E’ stato più difficile partire da zero per la scrittura?”
“Mi sono ispirato a un mio libro pubblicato in triestino: Le Basabanchi. Ho il vizio di scrivere libri nel mio dialetto. Non vivo nella mia città da 35 anni, ma un anno sì e uno no pubblico un libro in triestino. “
“Hai la mia massima stima perché so che copri tutta l’Italia del nord. E’ vero che nello spettacolo sono previste addirittura delle lezioni di torinese?”
“Sì, sono come una rarità botanica, non riesco a scendere dopo Roma! E’ vero, c’è anche una parte in dialetto torinese! Purtroppo le nuove generazioni non parlano più il dialetto e si deve chiedere al bisnonno come si dicono certe parole!”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Federica Zanini per la gentile collaborazione