Uno spettacolo che attraverso il teatro in forma di percorso e di comportamento si propone di far vivere allo spettatore un’esperienza diversa. Come? “Attraversando” fisicamente un edificio teatrale come il teatro Leonardo di Milano, abitandolo, sostando e vivendo con gli attori/performer i gesti e le azioni decontestualizzate dalla scena teatrale convenzionale, consentendo allo spettatore di comportarsi come “se non fosse a teatro”.
Through the night softly – Era come se nessuno avesse visto (Posso cercare una soluzione migliore?) è in scena al Teatro Leonardo di Milano fino al 14 maggio. Nato da un progetto di Antonio Syxty con la drammaturgia di Michele Zaffarano, lo spettacolo vede protagonisti Rachele Bonini, Maddalena Borghesi, Cecilia Braga, Gaetano Callegaro, Margherita Caviezel, Francesco Martucci, Matilda Morosini e Gabriele Scarpino. Le voci registrate sono di Sarah Abdelhamid, Sofia Bocchiola, Matilde e Costanza Resini, Alice Testi e Viola Vacirca.
A tu per tu con Antonio Syxty
Perché in questo spettacolo il pubblico può comportarsi come se non fosse a teatro?
E’ un’azione teatrale che combina i vari spazi del Teatro Leonardo insieme ai corpi degli spettatori e agli attori. Io li chiamo i convenuti alla serata. In che modo? Ognuno di noi utilizza gli spazi con il corpo secondo determinate regole. Chiaramente in un edificio teatrale ci si comporta in un certo modo. Questa pièce prende in considerazione le scale del Teatro Leonardo e la platea, ma non le utilizza per rappresentare uno spettacolo teatrale bensì per usare dei materiali che riguardano il nouveau roman francese degli anni Cinquanta e Sessanta, e dei testi installativi appositamente composti da Michele Zaffarano, un autore italiano. “Installativi” significa che tendono a raccontare il comportamento delle persone nello spazio.
Di solito il pubblico come si comporta?
Noi abbiamo progettato gli spazi e utilizzato dei video. Per esempio, ne si vedrà uno nella sala teatrale dove non ci si potrà sedere ma bisognerà rimanere in piedi mentre gli attori svolgono determinate azioni. C’è poi un altro video di Chris Burden visibile all’uscita della scala di sicurezza.
Ci sono tante forme d’arte in questo spettacolo. Quali sono?
Sono vari linguaggi presi a prestito per progettare questo comportamento in tale spazio. In realtà i nostri corpi sono già un progetto della natura che può andare a buon fine o meno, purtroppo. C’è quindi una progettazione naturale nel nostro corpo, ce n’è una negli edifici architettonici e quindi una frequentazione di questi spazi che ha a che vedere in qualche modo con delle linee di convenzione.
Che cos’è il nouveau roman, che nel vostro lavoro ha una parte molto importante?
L’idea di utilizzare materiali anonimi verbali e non teatrali è esclusivamente dovuta al fatto che il lavoro presuppone un’analisi che riguarda anche lo sguardo, oltre che il comportamento. Il nouveu roman francese che si identifica nel decennio tra il 1950 e il 1960 – i cui più noti autori d’Oltralpe sono Alain Robbe-Grillet, Nathalie Sarraute e altri – ha portato alla luce una scrittura completamente diversa rispetto a quella conosciuta fino ad allora. Scrivevano infatti dei romanzi o delle narrazioni in cui non era più importante l’aspetto romantico o narrativo quanto lo sguardo sugli oggetti e i gesti compiuti dai personaggi all’interno della loro storia.
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Alessandra Paoli
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