“ARCHITETTURA ADDIO”, L’INNOVATIVITA’ DI MENDINI

Riprendendo gli scritti dell’architetto e designer Alessandro Mendini, Antonio Syxty porta in scena al Teatro Litta di Milano fino all’18 marzo Architettura Addio, proponendo così la metodologia di progetto che culmina con la scrittura e percorrendo una delle strade più interessanti e moderne non solo in Italia ma anche all’estero. Sono protagonisti della performance Tiziano Eugenio Bertrand, Alberto Colombo, Valeria Girelli, Francesca Montuori, Gabriele Scarpino e Nicole Zanin.

Alessandro Mendini

Quattro domande ad Antonio Syxty

“Io credo che non tutti sappiano chi è Alessandro Mendini. Vuole aiutarci a conoscere meglio questa figura?”

“Alessandro Mendini è un designer, un architetto, un artista e uno scrittore di riviste. Essenzialmente è una delle figure più innovative del panorama del Novecento e di questo nuovo secolo per quanto riguarda l’architettura e il design. Nel 1980 era uscito un suo libro pubblicato da Shakespeare & Company intitolato ‘Architettuura addio’, che conteneva delle poesie il cui argomento era l’architettura. Erano litanie di un certo tipo. E’ sempre stato un grande innovatore di alchimie. Ha attraversato tutte le epoche del design, è stato direttore di ‘Casabella’, ‘Domus’, ‘Abitare’, ‘Interni’ e quindi ha incarnato sempre una figura molto nota. Milano è la capitale del design, quindi il suo è un ruolo molto importante.”

“E’ uno spettacolo molto originale. Non capita spesso che si parli di architettura e design a teatro, giusto?”

“Infatti non è uno spettacolo, ma una performance, quindi non ha l’andamento tipico di uno spettacolo. Ci sono sei performer giovani, tre uomini e tre donne, guidati da Susanna Baccari in una coreografia costituita da un ambiente comportamentale, che recitano alcuni scritti di Alessandro Mendini. Scritti che sono raccolti in due volumi: Skirà, uscito nel 2014 e Post Media Books nel 2016, che contengono i testi pubblicati tra il 1968 e il 2017. Quelli che sono usciti per lo spettacolo non si rivolgono esclusivamente ad architetti o designer, ma un po’ a tutti, perché ognuno di noi è in grado di capire quali sono i condizionamenti di una casa, di una brutta tovaglia al ristorante e quali sono le sorprese che troviamo all’interno degli oggetti di design quando andiamo nei negozi. E’ più una filosofia della vita e dei suoi problemi all’interno dell’ambiente dove ci troviamo.”

Antonio Syxty

“Perché a Mendini si associa l’utopia?”

“Perché l’utopia è stato uno dei temi principali intorno al quale lui si è mosso. Ha sempre avuto l’intento di spingere il problema progettuale o deprogettuale oltre il confine delle certezze, in un terreno utopico. Questo lo ha reso sempre vivo e fortemente influenzato verso se stesso. A sua volta lui ha condizionato altri architetti e designer.”

“Mendini ha visto lo spettacolo? E se sì che cosa ne pensa?”

“Certo che lo ha visto, perché la sua complicità in una serie di scritti è stata fondamentale per me per cucire il copione di parole e testi che attraversano le parti della performance: una di un’ora e mezza e l’altra di un’ora e 50 minuti. E’ divisa in due serate: serata A e serata B. Ci sono due sottotitoli: ‘To You 1’ e ‘To You 2’; li ho presi da due sue poesie. Per Mendini è stata una grande emozione e una grande soddisfazione vedere che i suoi scritti possono essere ‘recitati’ e divulgati attraverso una performance e uno spettacolo dove io ho ampia libertà.

All’inizio lui non sapeva bene che direzione avrei preso, perché per un designer e un architetto è difficile avere dimestichezza con il mezzo della rappresentazione sperimentale. I suoi scritti non sono nati per essere recitati ma il pubblico che è venuto a vedere le prime due parti dello spettacolo lo ha apprezzato tantissimo, proprio perché è una scrittura molto facile da ascoltare e che fa anche riflettere.”