E’ in scena fino al 26 gennaio la nuova produzione del Teatro della Cooperativa: Sono bravo con la lingua-storia di fonemi, idiomi, linguistica e computer, scritto a quattro mani da Carlo Turati e Antonello Taurino, che ne è l’unico protagonista e ha anche firmato la regia. Niente è più umano del linguaggio e l’attore-insegnante ci spiega perché in quest’intervista in video.
A tu per tu con Antonello Taurino
Quanto è forte la connessione tra pensiero e linguaggio secondo te?
Ci sono teorie secondo le quali è la lingua a influenzare il pensiero. Quella più convincente, almeno per me, è questa: ambiente storico e cultura danno gli impulsi alla testa perché la lingua esprima alcune cose. Quindi è l’ambiente circostante che spinge la lingua a modificarsi un certo modo. Ogni lingua può esprimere qualsiasi cosa. Infatti ce ne sono addirittura alcune che non hanno i numeri, perché nel loro ambiente sociale non c’è bisogno delle cifre. Non è la lingua che determina l’ambiente, ma il contrario. La lingua è la miglior sintesi dell’ambiente, almeno questa è l’idea che mi sono fatto.
Le nuove tecnologie oggi hanno portato alla nascita di neologismi e nuovi codici di comunicazione imprescindibili per comunicare nella vita quotidiana?
Ovviamente! Non è un fatto da poco che macchine come Chatbot, Siri e Alexa inizino a parlare. Quindi dovremmo saperle programmare. Da un lato è un rischio, dall’altro è un’occasione fantastica, perché cultura umanistica e scientifica si parlino finalmente in maniera solida. Un fatto curioso è però che la programmazione delle macchine ha permesso di capire che i procedimenti con cui noi insegniamo la grammatica nelle scuole sono gli stessi passi con cui un computer impara. Un computer però si blocca di fronte all’analisi grammaticale e del contesto pragmatico, sonoro e verbale.
Un pc vive la nostra stessa ambiguità di parola: noi potremmo definire una parola come una stringa di fonemi a sé stanti. Quello che sappiamo è che anche il computer più potente non riesce a far convergere i mille dati di un bambino in una grammatica. Non sa desumere le regole da una serie di casi. Un bambino invece ci riesce. Un pc non riesce a trovare un nesso tra una metafora e qualcosa che invece già si sa.
Non ti limiti però a parlare della lingua italiana, ma nello spettacolo porti anche tanti esempi di linguaggio nel mondo. Vuoi farcene qualcuno?
Sono tantissimi ed è la parte più divertente e leggera dello spettacolo. E’ un viaggio intorno alle lingue del mondo che si sono evolute a causa dell’ambiente intorno. Per esempio i Kuuk Tayorre (aborigeni australiani n.d.r) non hanno parole per la destra e la sinistra; la loro spazialità è delimitata solo dai punti cardinali; i Piraha (popolazione indigena dell’Amazzonia, n.d.r.) non usano i numeri e altri popoli non hanno un genere maschile e femminile, ma ne hanno uno per le cose pericolose. Alcune popolazioni australiane considerano turpiloquio alcune parole banalissime solo se vengono pronunciate in presenza della famiglia della madre perché diventano offensive. E’ davvero divertente!
“Dopo La scuola non serve a nulla, quanto hai messo della tua esperienza professionale di insegnante in questo spettacolo?”
La scuola non serve a nulla è stato uno sfogo perché ho insegnato in alcune scuole “di battaglia” della provincia. Ora non sono più in una situazione del genere. Linguistica e giochi di parole sono da sempre per me una passione. Il problema principale di questo spettacolo è stato trovare il materiale per farlo e metterlo insieme. Questo ha rappresentato un ostacolo ma lo studio è per me una passione da tanto tempo, che va al di là del fatto di insegnare lettere alla mattina, e ho voluto farla convergere in questo spettacolo!”
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Giulia Tatulli per il supporto professionale