“TROVATA UNA SEGA”, LO SCHERZO DEL SECOLO

 

Il Teatro della Cooperativa di Milano propone fino al 19 novembre Trovata una sega, uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Antonello Taurino. Una leggenda conosciuta da tutti, a Livorno: stando al mito, sembra che nel 1909 Amedeo Modigliani avesse buttato nel Fosso Reale alcune sue sculture. Un gesto dovuto alla delusione provocata da amici incompetenti che lo avevano preso in giro per quelle opere. Nel 1984, per festeggiare la nascita dello scultore, il Comune decise di riportare alla luce, tra roventi polemiche, quelle opere. Arrivarono a Livorno le tv di tutto il mondo. I critici d’arte più autorevoli ne certificarono l’autenticità, ma un mese dopo si scoprì che quelle sculture…non erano di Modigliani! Questa la trama dello “scherzo del secolo”, una storia talmente incredibile da far impallidire il miglior sceneggiatore hollywoodiano.

Quattro domande ad Antonello Taurino

“Perché il protagonista assoluto di questa storia è il Caso?”

Perché in quell’anno il Caso “infilò” una serie di circostanze assolutamente straordinarie: dalle teste orrende ripescate ai critici che le presero per vere. E’ come una farfalla che sbatte le ali in un emisfero mentre nell’altro si crea la tempesta. Abbiamo una serie di gradini da 1 a 10: il numero 1 rappresenta il ritrovamento delle teste e il 10 l’abbaglio di Giulio Carlo Argan che le scambiò per autentiche. La cosa interessante è vedere e analizzare tutti gli step intermedi, come quelli del fallimento della mostra per celebrare i 100 anni della nascita di Modigliani.Per i soldi che erano stati spesi e per ragioni politiche, l’esposizione avrebbe dovuto essere un successo. Solo che Livorno è per antonomasia la citta dei burloni e del Vernacoliere. In un’altra città forse non sarebbe stata concepibile una beffa di questa portata. Per non parlare della perizia effettuata dalla Soprintendenza di Pisa: l’odio e il campanilismo tra Pisa e Livorno sono famosi in tutt’Europa. 

“E’ giusto definire questo spettacolo ‘uno spaccato sociologico’ dell’Italia Anni Ottanta?”

Certo, perché parliamo dei miti di quei tempi: Cindy Lauper, Enrico Berlinguer, Diego Armando Maradona, la Guerra fredda. Poi c’è l’arrivismo sbruffone dei politici incompetenti. Anche questo è un tassello importante: l’incompetenza di chi avrebbe dovuto seguire queste vicende e ha invece sbagliato su tutta la linea.

“La storia è ambientata a Livorno. Quanto c’è della goliardia toscana?”

Tantissimo! Questa storia è la ciliegina sulla torta di una tradizione che va da Boccaccio alle “zingarate” di “Amici miei“. E’ un filo conduttore veramente straordinario. Qualcuno ha addirittura insinuato che la burla fosse stata fatta ad arte e che i livornesi se la siano quasi cercata, la presa in giro”.

“Non è solo uno spettacolo comico. Ha anche un taglio documentaristico, giusto?”

Sì, è tutto talmente folle che durante le prime repliche la gente non credeva a questa storia. Quindi ho dovuto far proiettare le diapositive dell’epoca per attestare la verità delle cose da me raccontate. Riproduco anche la parlata livornese. E’ un’ironia involontaria, però tutti si ricordano le teste fatte dai ragazzi. I realtà loro ne hanno fatta una sola. Sulle altre due si apre una Ustica della storia dell’arte con gialli e morti non chiarite. In teatro c’è anche una piccola mostra con le teste vere e false che siamo riusciti a farci dare dal Comune del Livorno. Poi tutto si chiude con un finale che ovviamente non svelo.