Ti si moj zivot è il racconto di una guerra che si è combattuta poco tempo fa, vicinissima nel tempo e nello spazio. Una guerra atroce, che ha visto fratelli uccidere fratelli, frantumando l’unità di una nazione, vite, sogni e speranze. Frantumando la loro stessa storia. La guerra nella ex Jugoslavia.
Ti si moj zivot è in scena al Teatro Libero di Milano dal 31 gennaio al 3 febbraio. Lo spettacolo è stato scritto ed è diretto da Alessandro Veronese, che ne è anche protagonista con Elisa Giorgio.
La parola ad Alessandro Veronese
“In che modo la guerra nella ex Jugoslavia ha frantumato una nazione?”
“Dopo la morte di Tito, che in qualche modo era riuscito per 40 anni a tenere insieme quei popoli, è venuto meno il collante di base. Sono piano piano riemersi i vari nazionalismi in tutte le regioni di quell’area, è nata una crisi economica e lavorativa insieme a una serie di fattori che hanno fatto sì che in meno di un decennio la Jugoslavia, una nazione fino a quel momento unita, si sgretolasse. Era uno Stato che era già un mix di tanti popoli, di tante etnie e di tante religioni. Tito ha fatto tante cose negative, però fungeva da punto di unione tra tutti quei popoli che sono riusciti a rimanere al di fuori del blocco capitalista e di quello comunista, creando un’alternativa jugoslava al socialismo.”
“Vi siete concentrati su alcune storie in particolare?”
“Sì, in particolare ci siamo concentrati sul primo anno della guerra in Bosnia, tra il 1992 e il 1993, andando a ricercare alcune piccole vicende come quella di Zlata Filipovic, la bambina che ha tenuto un diario quotidiano di tutto quello che accadeva in quella guerra o di Vedran Smailovic, il musicista bosniaco che suonò sulle rovine della biblioteca di Sarajevo bombardata, o la vicenda di Bosko e Admira, la famosa storia d’amore tra la ragazza bosniaca e il ragazzo serbo, morti tragicamente e uccisi dai cecchini mentre cercavano di fuggire da Sarajevo. Cerchiamo di raccontare un po’ tutte queste storie.”
“Come mai avete deciso di parlare anche di sport con le Olimpiadi invernali di Sarajevo del 1984 e i Mondiali di calcio che si giocarono in Italia nel 1990?”
“Perché lo sport è stato spesso un aggregatore. Questo non vale soltanto per la Jugoslavia, ma è così anche in tanti punti del mondo. Durante i Mondiali di calcio di Italia 90, la Jugoslavia arrivò ai quarti di finale e fece sognare la sua nazione. Venne battuta ai calci di rigore solo dall’Argentina. In quel momento – ed era soltanto un anno prima che iniziasse la guerra in Slovenia e due anni prima del conflitto in Bosnia – il popolo si ritrovò unito sotto la bandiera jugoslava. La stessa cosa accadde qualche anno prima durante le Olimpiadi di Sarajevo, quando quella città divenne il centro del mondo. Quel popolo grazie allo sport sapeva rimanere unito. Quindi lo sport è stato un forte aggregante, poi però non è bastato per mantenere uniti quei popoli.”
“Che cosa significa il titolo?”
“In bosniaco significa “tu sei la mia vita.”