E’ in scena al Teatro Strehler di Milano fino a domenica 11 marzo Freud o l’interpretazione dei sogni, la nuova produzione del Piccolo Teatro di Milano diretta da Federico Tiezzi. In scena Fabrizio Gifuni nel ruolo di Sigmund Freud e (in ordine alfabetico) Umberto Ceriani, Nicola Ciaffoni, Marco Foschi, Giovanni Franzoni, Elena Ghiaurov, Alessandra Gigli, Michele Maccagno, David Meden, Valentina Picello, Bruna Rossi, Stefano Scherini, Sandra Toffolatti, Debora Zuin.
«Ogni epoca ha un paio di libri, non di più, che la riassumono completamente. Al punto tale da esserne una sorta di catalogo. Il Novecento è L’Interpretazione dei sogni di Freud. Noi siamo figli di quel libro. Ecco la necessità e la bellezza di dedicare una produzione di questa importanza a un’opera forse mai portata in scena». Così l’autore, Stefano Massini, spiega le motivazioni di un impegno artistico che l’ha portato ad elaborare per le scene il lavoro principale di Freud, interpolandolo con altri suoi scritti”.
La parola a Sandra Toffolatti
“Ci vuole presentare il suo personaggio?”
“Io sono la signora Helga K. All’interno dello spettacolo c’è una processione di pazienti singoli. Nel mio caso, invece, c’è una coppia di anziani coniugi, il signor K. e la signora K., composta da una marito prevaricatore e da una moglie sottomessa. Inizialmente si presentano da Freud insieme, ma quando il marito parte per un viaggio d’affari in Ungheria, tornerà da Freud da sola per raccontare il suo sogno e per cercare di capirlo, perché il dottore mette in luce l’idea che forse il sogno ha un senso. In realtà i coniugi vanno da lui perché la moglie ha degli incubi notturni che la portano a graffiarsi la bocca e il viso durante il sonno e il marito vuole una medicina per sedarla”.
“Qual è l’enigma che porta dentro di sé la signora K? E’ solo il sogno o c’è qualcos’altro?”
“Il mio personaggio porta dentro di sé la storia di un fallimento, perché a Freud mancano alcuni elementi fondamentali, quindi sbaglia l’interpretazione del sogno di Helga. Tutto lo spettacolo è il passaggio attraverso i sogni e il processo mentale che porta all’elaborazione di una grande teoria. Chiaramente non è un processo lineare, ma ci sono fallimenti, errori e vari tentativi. In questo caso, proprio il mio personaggio presenta una chiave di lettura simile a quella di un Edipo di fronte a una strana sfinge che pone indovinelli cui Freud non riesce a rispondere. Il mio personaggio si trova vicino a una grande stazione, non riesce a correre, ha la bocca cucita, passano dei ragazzi, lei vorrrebbe andare con loro ma loro non vogliono. Il primo atto finisce con questo grande sogno di Helga e Freud dice di avere saputo soltanto molti anni dopo che cos’era successo e quindi a capire di avere sbagliato l’interpretazione”.
“Sono tutti personaggi irrisolti?”
“No, fanno tutti parte di un’umanità che cerca delle risposte e di fare luce dentro di sé. Vanno da Freud perché hanno gravi problemi di isteria o di malattia mentale. Le differenze tra loro sono molto grandi, a volte per il grado di malattia, altre di patologia. A volte l’intervento di Freud diventa risolutivo, perché riesce a svelare e a capire il linguaggio onirico. Spesso ci sono delle guarigioni. La storia più bella è quella di Tessa, che ci parla dello scoperchiamento del suo mondo interiore che l’ha bloccata a un’età infantile. E’ una donna che probabilmente in quegli anni era in manicomio e che non metteva nemmeno in conto di poter guarire. Invece un grande trauma infantile viene scardinato, compreso e messo in luce proprio dal lavoro di Freud che la porterà alla comprensione e alla guarigione”.
“E’ giusto dire che ognuno rappresenta un microcosmo?”
“Direi che ogni personaggio rappresenta un tassello in più nell’elaborazione della grande teoria dell’interpretazione dei sogni. Forse, più che parlare dei personaggi, lo spettacolo parla del processo mentale che ha portato all’elaborazione di questa teoria. Ognuno di noi è una parte del discorso”.