“TRAGICI A PEZZI”: MITI, TRAGEDIE E COMMEDIE DI IERI

Ogni tragedia greca che si rispetti ha almeno un messaggero che arriva solo quando sono tutti morti o ciechi o pazzi. Un monito a chi crede che il ritardo non sia una tragedia. Non ha nome: a volte è solo messaggero, se gli va bene è l’Araldo, se gli va di lusso, è “Araldo di Creonte”. Se invece è sfortunato, è “secondo messaggero” e finisce che il messaggio l’hanno già consegnato.

L’intervista video a Omar Nedjari

Tragici a pezzi è una produzione del Teatro Atir Ringhiera in scena allo spazio Il Cielo Sotto Milano il 5 e il 6 aprile. Scritto e diretto da Omar Nedjari, vede l’amichevole partecipazione di Massimo Popolizio che presta la voce a Dioniso.

La parola a Omar Nedjari

“E’ il messaggero la figura chiave di questo spettacolo?”

“In qualche modo sì. E’ come se fosse la commedia o la tragedia del messaggero, questo personaggio che arriva sempre a un certo punto in tutte le tragedie e viene a raccontare le catastrofi avvenute fuori scena. Stavolta invece è il protagonista.”

“Esistono tragedie senza messaggero?”

“No. Non esistono tragedie senza il racconto di quello che è avvenuto. Così potremmo dire che non esistono tragedie senza messaggero, perché la tragedia greca ha proprio la caratteristica che l’azione effettiva, l’atto tremendo, l’uccisione e la vendetta avvengono sempre fuori scena, quindi è necessario che qualcuno entri in scena a raccontarli, che sia un messaggero altro piuttosto che uno dei protagonisti.”

“E’ un viaggio nell’antica Grecia quello che fai fare al pubblico?”

“Sì, ma è anche un viaggio in quello che è il mondo di oggi, perché ci sono molti richiami alla decadenza della società greca del terzo secolo e rimandi a quella attauale dell’Italia e forse anche del mondo.”

“Qui spazi dalla tragedia alla commedia, giusto?”

“Sì. Ho voluto parlare della tragedia strutturando il testo come se fosse una commedia. Parlerò di una tragedia, ma la struttura dello spettacolo – il prologo e l’ingresso del coro – è quella della commedia, con l’agone drammatico fra i tre tragici che si incontrano e si parlano.”

  • Intervista video di Andrea Simone
  • Si ringrazia Maurizia Leonelli per il supporto professionale