“TRATTORIA MENOTTI”: QUELL’INDIMENTICABILE MILANO ANNI ’60

Ci sono quattro dischi, due tanghi , una polka, un’antica mazurka ,due mosci foxtrot, e il twist non c’è nel trani a gogò. Si passa la sera scolando barbera. Con la sua grande ironia Giorgio Gaber ci ha regalato con questa “cartolina”, un’immagine della Milano degli anni 60 con la quale il Teatro Menotti conclude la stagione. Lo spettacolo con cui il teatro si congeda per quest’anno dal suo pubblico è Trattoria Menotti, in scena fino al 16 giugno, un salto in un passato che ci appartiene, anche se non scritto nelle antologie e nei libri di storia.

L’intervista video ai protagonisti e ai musicisti di “Trattoria Menotti”

Una fucina di grandi talenti

Ideato e diretto da Emilio Russo, Trattoria Menotti vede protagonisti Marco Balbi, Enrico Ballardini, Paolo Bessegato, Gianna Coletti, Claudia Donadoni, Helena Hellwig e i Musica da Ripostiglio: Luca Giacomelli, Emanuele Pellegrini, Luca Pirozzi, Raffaele Toninelli.

La parola ai protagonisti e ai musicisti dello spettacolo

“Come ci viene presentata questa cartolina della Milano degli anni Sessanta?”

Marco Balbi: “Spero bene. La gente sta rispondendo molto bene. Per noi che abbiamo i capelli bianchi questa è un’operazione vagamente nostalgica, perché noi abbiamo semivissuto quel periodo. Per qualcun altro è un’operazione totalmente nuova che però riguarda un periodo della storia artistica di Milano molto particolare, perché c’è stata una congiunzione astrale tra teste e geni che vanno da Franco Nebbia a Enzo Jannacci a Walter Valdi e Giorgio Gaber. Chi più ne ha più ne metta.”

“Dove e come avveniva il cambiamento di una città che voleva appunto cambiare?”

Paolo Bessegato: “Dovunque. Tra l’altro, lo spettacolo è anche un po’ ispirato al racconto di Luciano Bianciardi, che pubblicò un romanzo che raccontava la trasformazione del boom economico degli anni ’60, di cui Milano era un po’ la capitale. Anche il film di Carlo Lizzani con Ugo Tognazzi, tratto da quel libro, racconta molto bene questo cambiamento. E proprio nel film compaiono le canzoni di Jannacci cantate da Gianna Coletti nello spettacolo. I motivi per cui tutto questo avveniva erano tanti: sociali, politici, eccetera. Non è che lo spettacolo racconti queste cose: racconta la superficie abbastanza allegra con un sostrato piuttosto allarmistico e allarmato, che per noi è la spada di Damocle sospesa sopra di noi, cioè la chiusura del teatro.”

“Infatti parleremo anche di questo. Era una città, quella di allora, in cui si respirava e c’era fame di arte, cultura e teatro? Era cioè una vera e propria fucina di talenti e di grandi opere artistiche e teatrali?”

Gianna Coletti: “Negli anni sessanta io ero molto piccola. Però non ci ispiriamo solo agli anni sessanta, ci sono anche cose molto più attuali. Non vorrei che si parlasse solo di quell’epoca, perché al di là di tutto, ci sono anche molte cose rivisitate con gli occhi di oggi. Sarebbe un peccato parlare solo di una cosa ferma negli anni sessanta. Ci sono stati degli interpreti straordinari e noi in qualche modo ci mettiamo del nostro.”

“In chiusura credo sia importante parlare della situazione del Teatro Menotti, a rischio chiusura. Chi di voi vuole prendere la parola?”

Claudia Donadoni: “Credo che già si sappia, l’abbiamo anche introdotto. Ci sono in effetti una grande difficoltà e un grande punto di domanda. Come diceva Paolo Bessegato, questo è il cappello all’interno del quale c’è tutto lo spettacolo. Io penso di interpretare anche il pensiero dei miei colleghi: riuscire a essere qui in una realtà come questa e rilanciare ogni sera attraverso lo spettacolo e il nostro impegno il sostegno al teatro è importante. E’ qualcosa che personalmente ci dà una marcia in più per cercare di fare ancora al meglio quello che stiamo facendo, perché sentiamo anche una sorta di responsabilità e di condivisione di questa situazione. Quindi credo che il fatto di poter essere all’interno di un contenitore simile e di fare parte di una lotta sia sicuramente una spinta in più per assumerci una responsabilità da questo punto di vista.”

Gianna Coletti: “Stiamo facendo una raccolta fondi e c’è bisogno di un po’ di soldi. E’ vero che intervengono il Comune e la Regione, però bisogna anche raccogliere abbastanza velocemente dei soldi. Perciò ci sono delle piattaforme che stanno lanciando il crowdfunding. Basta andare sul sito del teatro Menotti, www.teatromenotti.org, e lì si potrà fare qualsiasi donazione. Basterebbe un euro a testa!”

  • Intervista video di Andrea Simone
  • Si ringrazia Linda Ansalone per il supporto professionale