Alfredo Traversa, “La confessione”

La confessione – Un prete gay racconta la sua storia è il primo spettacolo teatrale in Italia, che racconta la condizione di un sacerdote omosessuale. “Questa è la storia mai raccontata” – dichiara Marco Politi, vaticanista e biografo di Giovanni Paolo II, autore del libro da cui è tratto lo spettacolo, di un prete lacerato tra la fedeltà al proprio essere intimo e quella alla missione che ha scelto”. In scena il dissidio interiore di un uomo che vuole essere sacerdote e al contempo è conscio della propria condizione omosessuale.

Immagini del canale Youtube “Alfredo Traversa”

La confessione è in scena al Pacta Salone di Milano dal 3 al 6 marzo e vede protagonista Alfredo Traversa, anche autore e regista del monologo.

Quattro domande ad Alfredo Traversa

Tra che cosa è combattuto il protagonista del suo monologo?

E’ combattuto tra due amori: Dio, di cui ha sentito la chiamata e al quale ha deciso di dedicare la propria vita, e poi dalle sue emozioni, dalle sue esperienze, dal suo corpo e dal suo essere omosessuale, ma sono due cose per lui irrinunciabili. Questa contraddizione enorme e questa lacerazione che porta avanti non lo abbandonano, perché ricordo che parliamo di un uomo reale in carne e ossa che vive nella nostra comunità.

Quanto è forte il conflitto interiore che vive dentro di sé?

E’ fortissimo, è una continua battaglia non per negare una cosa né un’altra. E’ una battaglia per cercare di capire come tenere queste due cose, perché fanno parte della stessa persona e dello stesso essere umano. Sono due cose irrinunciabili. E’ un percorso che lui fa e che durerà anni. Poi è giunto a un momento della sua vita in cui è stato capace non di rinunciare ma di conciliare questo suo essere. E’ una cosa che appartiene un po’ a tutti noi, indipendentemente dal caso specifico dell’omosessualità o del sacerdozio.

Che lavoro ha fatto sul libro di Marco Politi?

Abbiamo fatto insieme l’adattamento teatrale. Voglio ricordare che però non è un’opera di un autore o di un drammaturgo, né di invenzione. Politi però per alcuni mesi ha incontrato questo sacerdote che vive a Roma. Quindi sarà un momento particolare essere su un palcoscenico a Milano io con il mio corpo e la mia voce, mentre il sacerdote vero è a Milano e magari sta celebrando i sacramenti. Quindi con Marco abbiamo fatto un lavoro di riduzione, ma senza tralasciare alcun passaggio scomodo, forte oppure di riflessione.

Perché il protagonista è un uomo disarmato?

Perché mette davanti a tutti la propria esistenza, che non è lineare come spesso noi oggi vorremmo pensare che fosse quella di tutti noi. Lui lo fa con due argomenti più forti: essere sacerdote e omosessuale. Ci sono quelli che rinunciano, quelli che prendono altre vie. Lui è disarmato perché dice: “Io sono questo e finalmente sono riuscito ad accettarmi, ho compreso, ho capito e metto la mia esperienza a nudo.” E’ nudo nel corpo ma lo è anche nell’anima, è spogliato. Quella nudità significa spogliarsi e quindi mettere tutto se stesso nelle mani degli altri.

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Giulia Colombo per la collaborazione
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