“TRAVIATA” E “TOSCA X”: LA PAROLA A MONICA CASADEI

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Sono due spettacoli di danza ad animare il palcoscenico del Teatro Menotti di Milano. E’ infatti in scena fino al 30 novembre “Traviata” di Giuseppe Verdi. Si tratta del primo progetto di Monica Casadei dedicato al grande maestro di Busseto, che traduce nel linguaggio della danza il melodramma verdiano più celebre. Dal 1° al 3 dicembre va in scena invece un capolavoro di Giacomo Puccini: “Tosca X”, in cui la coreografa esplora l’universo del compositore, interpretando la celeberrima opera lirica con segno impetuoso ed empatia intellettuale.

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La coreografia, la regia, le scene, le luci e i costumi sono di Monica Casadei. L’elaborazione musicale è di Luca Vianini e la drammaturgia musicale di Alessandro Taverna.

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Teatro.Online ha intervistato Monica Casadei.

Cominciamo da Traviata: cosa significa presentare al pubblico quest’opera inquadrata dal punto di vista di Violetta?”

Significa rivisitare e riattualizzare un’opera così famosa con le musiche originali di Giuseppe Verdi, una cosa piuttosto rara nella danza contemporanea, e presentarla con una visione al femminile. L’interesse non è raccontare una storia così celebre, ma focalizzarsi su Violetta. Quindi non su tutta la narrazione didascalica dell’opera, ma sullo stato d’animo. Il linguaggio del corpo è quello privilegiato per trasmettere e condividere emozioni. L’idea è quella di andare a scandagliare, attraverso la coreografia, l’animo di una donna che si sacrifica e soccombe alla società dell’epoca, ma anche di oggi. Il bello di queste opere è anche andare a vedere la grande attualità delle tematiche, perché al di là dei libretti, se si va un po’ in profondità ci si accorge che sono storie di tutti i giorni.

E’ una Violetta contro tutti, contro una società che determina la vita delle persone e soprattutto le loro scelte. Una Violetta che non può ascoltare il proprio animo. La sua unica colpa è che il suo cuore si è innamorato, perché altrimenti sarebbe dovuta rimanere una cortigiana. Era una società che divideva le persone in categorie, come se fossero caste, quindi non si poteva sfuggire. Violetta era anche una donna, non poteva avere una redenzione e la sua tragedia è nata da lì. Tutto quello che è vicino alla nostra felicità è sempre ostacolato da mille forme collettive di pensiero, che non corrispondono al nostro sentire profondo. C’è ancora una discrepanza tra il nostro ‘io’ e quello che dobbiamo fare o dobbiamo essere”.

Secondo lei Violetta è una vittima di se stessa o delle circostanze?”

Delle circostanze. Di una società borghese molto ipocrita, dove l’apparenza è molto più importante delle sensazioni e soprattutto di quello che succede”.

Veniamo a Tosca X: lei ha voluto concentrarsi più sul secondo atto che sul primo. Come mai questa scelta?”

Perché è il focus dell’opera, almeno per me. Al centro ci sono Tosca e Scarpia, quindi vittima e carnefice. Tosca è la vittima innocente per eccellenza, la cui vita viene travolta da un emerito sconosciuto, cioè Scarpia, il capo della polizia. Parliamo di una relazione difficile e costrittiva. Tosca subisce violenza e a sua volta diventa carnefice. Ci sono il male assoluto e quello gratuito”.

Lei ha concepito gli intenti scenografici, così come i costumi, fatti di segni estremi. Cosa significa?”

Ho fatto prevalere il nero. Ho fatto un’inchiesta chiedendo quale fosse il colore del male ed è il nero. Il male che può succedere in qualunque momento. Tosca rappresenta davvero uno stato di allerta: in ogni attimo potrebbe succedere qualcosa che ci stravolge la vita. Resistiamo ma allo stesso tempo stiamo sul ‘chi vive’. Lo spettacolo è una sorta di thriller”.

Lei ha lavorato molto anche all’estero. Com’è la situazione del mondo della danza rispetto al nostro Paese?”

Ogni Paese ha le sue problematiche. Nel nord Europa si investe molto sulla cultura. Vengono spesi molti fondi in tal merito. Questo si vede storicamente, anche se per loro questo è un momento molto critico. Oltreoceano, in Oriente e in Sudamerica, c’è molto poco, ma allo stesso tempo ci sono moltissima cultura, voglia, desiderio e curiosità di scoprire il mondo della danza. I teatri sono sempre strapieni”.