Chi non ricorda i dolci sorrisi che la piccola Marie rivolge dalla culla ai suoi tre papà “improvvisati” nella commedia cult anni Ottanta Tre uomini e una culla? La bimba, piombata improvvisamente e in modo del tutto inatteso nella routine libertina di tre scapoli incalliti che condividono lo stesso appartamento, finirà per conquistarne l’aspetto e rivoluzionarne la vita.
Tre uomini e una culla di Coline Serreau, che con Samuel Tasinaje ha anche adattato il testo per il teatro, è in scena al Teatro Manzoni di Milano dall’11 al 23 aprile con Gabriele Pignotta, che ha pure firmato la regia, Giorgio Lupano e Attilio Fontana. Completano il cast Fabio Avaro, Carlotta Rondana e Malvina Ruggiano. La traduzione è di Marco M. Casazza.
Parlano Gabriele Pignotta, Giorgio Lupano e Attilio Fontana
La nascita di un bambino è sempre una cosa bellissima, ma è anche un terremoto. In che cosa sconvolge le vite dei protagonisti?
Gabriele Pignotta: In tutto. Sconvolge l’essenza della vita dei protagonisti, perché avevano scelto di essere liberi, single, sciupafemmine, di condividere tutti e tre un bell’appartamento nel centro di Parigi e di spassarsela per il resto della loro vita, ignari di quello che sta per succedere. A un certo punto qualcuno suona il campanello della porta di casa ed entra in scena la vera protagonista della commedia, la piccola Marie. E lì cambia tutto.
Giorgio Lupano: Il modo di vivere dei tre uomini è tipico degli anni Ottanta. Si viveva con spensieratezza, pensando che la vita fosse una festa continua e che non sarebbe mai finita. Invece, nel mondo reale, questo periodo è passato. Per i nostri personaggi finisce nel momento in cui arriva Marie e cambia le loro abitudini. Ovviamente non è figlia di tutte e tre, ma soltanto di uno di loro, ovvero….
Attilio Fontana: Ovvero Jacques, lo steward un po’ sciupafemmine, “piacione” e teneramente stupidone…
Giorgio Lupano: Anche un po’ distratto…
Attilio Fontana: Anche un po’ distratto dagli ormoni in esubero. Però il superpotere di Marie, con i tre archetipi dell’uomo che tratta la donna come oggetto, è la vendetta, che riesce a conquistarli e a smontare quest’architettura dell’uomo alpha facendoli diventare teneri. Questa commedia, rispetto a tante altre, contiene la tenerezza, un colore che non passa mai di moda e che è abbastanza raro da trovare. Questo filo rosa, anziché rosso, scorre sempre sotto la storia disperata di questi tre manigoldi.
Giorgio Lupano: La commedia racconta anche che servono tre uomini per fare un genitore normale. Alla fine siamo un po’ perdenti, perché negli anni Ottanta era una cosa un po’ inusuale avere a che fare con il cambio dei pannolini, le pappette e i biberon. Oggi è molto più normale, ma come ambientazione noi siamo rimasti negli anni Ottanta e ricordiamo quel periodo con una certa dolcezza. Questo spettacolo è “dolcemente anni Ottanta”, lo volevo dire.
Attilio Fontana: E’ anche un omaggio alla nostalgia, soprattutto per quanto riguarda il juke box, perché si transita attraverso tutte le hit francesi che conosciamo, ma che forse non ci ricordiamo, quindi riapre dei file e il pubblico a volte applaude tenendo il tempo.
Quali sono i nuovi modelli di famiglia di cui parla lo spettacolo?
Gabriele Pignotta: Lo spettacolo nasce da un celebre film del 1983, quindi la Serrault anticipa un modello che negli anni Ottanta non c’era ancora: quello della donna che si attribuisce la libertà di cavalcare l’onda della propria carriera e della propria indipendenza nonostante possa diventare madre. Scarica sull’uomo la propria parte di responsabilità nella gestione quotidiana. Questa è una visione che rende speciale questa commedia. E’ chiaro che noi la abbiamo voluta ambientare negli anni Ottanta perché oggi questo modello non funzionerebbe. Siamo molto più allineati alle donne ma all’epoca non era assolutamente così. Oggi non sembrerebbe un modello nuovo ma allora lo era sicuramente.
Giorgio Lupano: Propone una nuova visione su un nuovo tipo di famiglia. In questo è molto moderno, perché quando la mamma torna a occuparsi della bambina e si rende conto di non farcela da sola, forse tornerà l’idea di famiglia allargata…
- Intervista video di Andrea Simone
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- Si ringrazia Manola Sansalone