IVANA TRETTEL, “NOI GUERRA! LE MERAVIGLIE DEL NULLA”

Opera Liquida debutta con lo spettacolo Noi guerra! Le meraviglie del nulla e inaugura una mostra fotografica nella casa di reclusione di Milano Opera il 16 dicembre alle ore 20, nell’ambito del progetto “Per Aspera ad Astra, come riconfigurare il carcere attraverso cultura e bellezza”. Di fronte a una platea composta da un pubblico esterno ed interno, la compagnia guidata da Ivana Trettel, sarà in scena con i detenuti e gli ex detenuti attori Carlo Bussetti, Alfonso Carlino, Vittorio Mantovani e l’attrice Giulia Marchesi.

Intervista a Ivana Trettel

Quali sono le tre opere scelte come nucleo centrale della drammaturgia scenica?

La drammaturgia scenica è composta da tre opere che sono state appositamente realizzate da Giovanni Anceschi insieme a me, a partire da un progetto del 1959 dello stesso Giovanni Anceschi, fondatore del gruppo T di arte cinetica e programmata, che si intitolavano “Tavole di possibilità liquide”. Abbiamo costruito questi sistemi girevoli che sono entrati nella drammaturgia scenica dello spettacolo.

Da che tipo di esigenza nasce quest’iniziativa?

Opera Liquida lavora dal 2008 nella casa di reclusione Milano Opera. Noi produciamo spettacoli originali a partire da temi condivisi, di rilevanza sociale. Ne abbiamo attraversati diversi nel corso degli anni: il senso della vita in stato vegetativo, la crisi economica, la violenza contro le donne e le migrazioni. Siamo arrivati a Noi guerra! perché eravamo interessati a indagare cosa accade all’umanità odiata ed odiante e perché avevamo una sorta di critica abbastanza parossistica nei confronti di quella che all’interno dello spettacolo è stata definita “la redazione dell’odio”: la definizione di questa sorta di Grande Fratello che impone all’umanità le categorie più strampalate da odiare. E’ l’impianto di una critica a quello che vediamo accadere tutti i giorni.

Cercate di indagare quello che accade all’essere umano odiato o in lotta con se stesso?

Esatto. Noi non sviluppiamo personaggi ma percorsi emotivi, siamo interessati a indagare l’intimo dell’essere umano e quali sono gli effetti degli accadimenti. Alcuni degli attori reclusi, in particolare Alex Sanchez e Claudio Lamponi, hanno scritto i testi. Attraverso una prosa assolutamente poetica, sono il tentativo di scrutare cosa accade all’essere umano odiato ed odiante.

Con che spirito si pongono i detenuti di fronte alla recitazione?

Opera Liquida è un gruppo. Io dico sempre che lavoro in colleganza e in assenza di giudizio. Non facciamo trattamento ma teatro, questa è la nostra ambizione. Quindi, all’interno di un gruppo teatrale, tutte le energie creative navigano e confluiscono verso un obiettivo comune: la messa in scena. Le persone detenute a cui si accende la fiamma e che arrivano poi alla messa in scena si pongono di fronte alla recitazione come qualunque altro attore che in una compagnia porta tutte le proprie energie creative per una finalità comune.

  • Intervista di Andrea Simone
  • Foto in evidenza di Laila Pozzo
  • Si ringrazia Nicoletta Prevost per la collaborazione
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