Alessandro Tirocchi, “Una zitella da sposare”

Una (quasi) giovane single (più o meno) convinta si ritrova iscritta a una app per incontri. Tra pretese e pretendenti, il caos si scatena. Da niente a troppo, la situazione degenera in un vortice di equivoci, bugie e imbarazzi. In una partita pericolosa, a regalare il poker potrebbe essere proprio l’asso mancante, quello dimenticato nella manica.

Una zitella da sposare è in scena al Teatro Martinitt di Milano fino al 3 aprile. Scritto da Maurizio Paniconi e Alessandro Tirocchi, protagonisti anche in scena, e diretto da Marco Simeoli, lo spettacolo vede un cast formato da Valeria Monetti e Daniele Derogatis.

A tu per tu con Alessandro Tirocchi

Quant’è diverso rispetto a una volta l’amore ai tempi dei social?

E’ molto diverso. Per chi come me è nato a metà degli anni Settanta e ha fatto i conti con i primi appuntamenti sospirati l’unico modo per corteggiare una ragazza era chiamare a casa sperando di trovarla perché io non avevo a disposizione neanche gli smartphone. Quindi è cambiato molto. C’è sicuramente una facilità molto superiore a livello di primo contatto e la rottura del ghiaccio è molto più facile perché ci sono molti più mezzi per entrare in connessione. L’approccio quindi è facilitato. Credo però che nella fase dell’approfondimento le difficoltà siano sempre le stesse dalla notte dei tempi.

E’ giusto dire che questa è una commedia che tratta un argomento serio?

Sono molto contento che tu l’abbia detto, perché è una commedia nella quale vi garantisco che si ride davvero tanto e ci prendiamo molto in giro, ma in cui abbiamo anche provato – divertendoci tanto – a far capire che il ruolo della donna oggi deve essere ancora più sdoganato da vecchissimi dogmi ancestrali che affondano le radici nella notte dei tempi ,secondo i quali la donna a un certo punto della vita deve sistemarsi, trovare una posizione sentimentale ben inquadrata, sposarsi e avere dei figli. Invece noi siamo partiti dal presupposto che la nostra protagonista rivendica fieramente la propria condizione di donna sola, realizzata nel lavoro e contenta di avere dei rapporti sentimentali non per forza canonici, come la tradizione ci imporrebbe. In parte ogni tanto proviamo a dire qualcosa di semiserio.

Perché per un single non è poi così scontato trovare l’altra metà della mela?

Perché noi siamo vittime di una narrazione veramente antica, cioè che esiste per forza la metà della mela e che a un certo punto la si deve trovare per concretizzare tutti i sogni della propria vita. Non è così, l’amore è meraviglioso perché arriva quando decide lui e potrebbe non arrivare. Se non arriva, non è un problema. Quello che noi cerchiamo di far capire durante la commedia, puntando sempre tutto sul divertimento, è che in fondo ci si innamora se l’amore arriva spontaneo e che non va tanto cercato: ci si deve predisporre nei suoi confronti, ma non bisogna inseguirlo come fine ultimo della propria vita.

Siamo un po’ di fronte a una commedia degli equivoci?

Assolutamente sì. Abbiamo provato anche stilisticamente a raccontare la storia con questa modalità, perché ci piace, è molto divertente e si prestava molto. La protagonista avrà una carrellata di appuntamenti improbabili, poi incontrerà due persone che la metteranno fortemente in crisi. Quando c’è un triangolo, succede sempre qualcosa di sbagliato che rischia di far crollare tutto.

  • Intervista video di Andrea Simone
  • Si ringrazia Federica Zanini per la collaborazione
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