Marco, pur non essendo più un ragazzo e pur essendo sposato, non disdegna di concedersi delle avventure extraconiugali. La sua ultima conquista, Giulia, sta per andare ad abitare nella villetta accanto a lui, lasciata libera dal trasloco dei vicini. Per l’ennesimo colpo di testa, Marco ha bisogno della complicità di Gianni, l’amico che ogni volta gli ha fatto da parafulmine coprendone le scappatelle.
Colto in flagrante è in scena al Teatro San Babila di Milano il 31 dicembre e dal 13 al 22 gennaio. Scritto da Derek Benfield e diretto da Marco Vaccari (presente anche in scena), lo spettacolo vede protagonisti Lorenzo Alfieri, Laura Amelotti, Felice Invernici, Gianni Lamanna, Cristina Liparoto, Giulia Marchesi e Chiara Serangeli.
Quattro domande a Marco Vaccari
A che genere di teatro è più riconducibile questa commedia?
A un teatro brillante. Questa è una farsa perché sotto quest’aspetto i toni sono abbastanza esasperati, si va oltre la commedia brillante classica, gli equivoci e i colpi di scena. Ha un ritmo abbastanza elevato. In certi casi è un po’ una commedia alla Feydeau, dentro e fuori dal luogo in cui si svolge l’azione.
Quali sono le debolezze dei protagonisti?
Uno di loro ha il debole di inseguire le ragazze giovani malgrado lui sia sposato. Quindi nascono da qui situazioni imbarazzanti con la moglie, con l’amico e con altri che entrano a far parte del gioco.
E’ una commedia scritta da un autore anglosassone. C’è dentro anche un po’ di humour nero?
C’è dentro sicuramente dello humour anglosassone. Diciamo che nelle traduzioni a volte è difficile restituire, però la commedia è abbastanza latina perché è dinamica. Non è certo la commedia paludata con caratteristiche e un umorismo tipicamente anglosassoni, ma ha un certo dinamismo e una certa vivacità d’azione. L’autore è molto rappresentato in Gran Bretagna e pochissimo in Italia. E’ la terza commedia di Derek Benfield che faccio e ha sempre funzionato molto bene. Speriamo che funzioni anche questa volta ma l’avevamo già messa in scena prima del Covid e ora abbiamo ripreso dove avevamo interrotto.
Hanno definito questa commedia un po’ vecchio stampo. E’ d’accordo?
Sono d’accordo sul fatto che certe cose, che purtroppo sono un ottimo allenamento per gli attori, vengono poco allestite. I tempi sono un po’ cambiati e quindi si scambia la cosa comica con la commedia brillante e viceversa. Dunque bisognerebbe un po’ tornare a queste cose perché insegnano molto, sia allo spettatore che agli addetti ai lavori, riguardo alle dinamiche di palcoscenico, ai ritmi e ai tempi comici. Bisognerebbe un po’ ritornare a rifare queste cose perché appassionano il pubblico e lo divertono.
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Roberta Cucchi
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