“GRAN VARIETÀ 2.0”, QUANDO LA TV ARRIVA A TEATRO

Federico Zanandrea e Luca Sandri

E’ in scena al Teatro Delfino di Milano dal 23 al 26 novembre Gran Varietà 2.0. In una versione completamente rinnovata rispetto a quella del gennaio 2016, Luca Sandri e Federico Zanandrea propongono uno spettacolo che prevede l’alternanza di sketch televisivi e performance di tip tap eseguite dai ballerini Valentina Bordi, Michela Brasca, Yuri Pascale Langer, Monica Patino e Ilaria Suss. In scena anche le cantanti Silvia Pinto e Maria Silvia Roli, oltre all’attore Marco Benedetti nel ruolo dell’assistente di studio che coordina tutta la macchina televisiva.

 

 

Verranno riproposte le scenette televisive di una grande televisione che purtroppo non esiste più, fatta di classe e signorilità, molto diversa da quella di oggi, in molti casi “gridata” e volgare solo per ottenere un punto di share in più.

 

La parola a Luca Sandri e Federico Zanandrea

“Come si è evoluta e in che cosa è cambiata questa versione rispetto allo spettacolo originale?”

Luca Sandri: Lo spettacolo originale era un esperimento. Ci siamo chiesti se avrebbe funzionato ed è stato così: i testi hanno meravigliosamente retto l’ “usura” del tempo, anche perché erano stati scritti da fior d’autori. C’è una scrittura pensata non tanto per la televisione quanto per piccoli atti unici di impianto teatrale, quindi abbiamo detto: “Rivediamo quel tema. Gli leviamo un po’ di patina nostalgica o di teatralità eccessiva che ci può essere nel mettere in scena sketch pensati esclusivamente per la televisione. Facciamo finta di essere in uno studio televisivo e di registrare un varietà”. Da quest’idea è nato il nuovo varietà.

“Quali sono stati i maggiori esponenti della tv di quegli anni?”

Federico Zanandrea: Tanto Walter Chiari, Raimondo Vianello e Mina, perché abbiamo tante parti cantate. Ci sono anche pezzi di comicità anglosassone, quindi abbiamo preso il meglio. C’è solo uno sketch che è rimasto uguale all’altro spettacolo: quello che secondo me funzionava di più, tra un regista cattivissimo e un attore che rimane un po’ perplesso davanti alle sue richieste. Abbiamo scelto quello che ci sembrava più adatto a noi. E’ incredibile come questi autori siano molto contemporanei nella loro comicità. Questo spettacolo ne è la dimostrazione. Lo abbiamo chiamato”2.0″ perché è la versione migLiorata della nostra pièce che era un embrione. Ci avvaliamo di un linguaggio che è quello del varietà televisivo di una volta, accompagnato però da un supporto tecnico più moderno, in maniera tale che chi ha vissuto quegli anni possa ricordare quegli sketch e chi non li ha vissuti possa trovarli molto contemporanei e divertenti”.

 

 

“Erano performance che si rifacevano a una tradizione teatrale?”

Luca Sandri: Secondo me assolutamente sì, perché sono piccoli atti unici che venivano affidati a grandissimi performer come Walter Chiari e Paolo Panelli. Però, reggendo la scrittura, se vengono ben recitati da artisti meno grandi, riescono a far arrivare ugualmente il tema della comicità. In questo spettacolo, nel varietà c’è più varietà, perché abbiamo arricchito tutto con più numeri cantati. Abbiamo tre bravissimi cantanti e un corpo di ballo, quindi c’è molta più materia. Questo non significa che abbiamo “allungato il brodo”, anzi cerchiamo sempre di stare in tempi stringati, perché il varietà di una volta durava un’ora, non tre o quattro come oggi. Andava in onda alle 20.30 e dopo un’ora e dieci era finito. Si tratta di prendere l’essenza di tutto questo e farla arrivare il più possibile, in modo che il pubblico possa andare via ancora desideroso di vedere qualcosa”.

“Gli sketch avevano un copione prestabilito o lasciavano spazio anche all’improvvisazione?”

Federico Zanandrea: Io credo che fossero molto precisi, perché avevano tempi perfetti. Quando però lo schema è molto chiaro si può leggermente deviare, ma ci sono una scuola, una precisione, una conoscenza tecnica e una proprietà interpretativa talmente alta che qualunque cosa venga improvvisata non dà quest’idea. Erano interpreti straordinari accompagnati da autori altrettanto straordinari che hanno fatto cose stupende. Quindi è difficile capire che cosa è improvvisato e che cosa non lo è. 

(intervista e riprese video di Andrea Simone)