“VENERE NEMICA”: IL LUSSO DELL’IMPERFEZIONE

Una nuova vita per Venere. Dopo aver girato per secoli, la dea della bellezza, simbolo della perfezione e dell’impeccabilità, ancora oggi immortale, sta a Parigi lontano dagli insopportabili parenti. Gli dei hanno perso credibilità e quindi Venere può ora vivere nella più libera imperfezione in mezzo ai comuni mortali. Il suo rancore verso Psiche, però, non si è ancora placato…

Venere nemica è in cartellone al Teatro Leonardo di Milano dal 16 al 19 gennaio. Diretto da Dimitri Milopulos e prodotto da Best Sound, lo spettacolo vede protagonista Drusilla Foer sul palco con Elena Talenti.

La parola a Drusilla Foer

“Venere dice “Io sono sempre stata la mia sola priorità”. Questo le si è anche ritorto contro o è stata la sua forza?”

“E’ stata la sua forza. Quando ha scoperto di non essere la sua unica priorità, ha capito molto del suo mondo affettivo. Gioisce all’idea di curare il figlio e di avvicinarsi all’idea dell’amore: una caratteristica che non è degli dèi ma degli umani. Questa sua mancanza è una fragilità e trovo che le ammissioni di fragilità siano sempre dei buoni punti di partenza per diventare più forti, per scalzare le proprie convinzioni, la visione di sé e sostituirla con qualcosa di più vero.

In Venere nemica io racconto la storia della dea dell’amore, che non ha una competenza come quella degli altri dèi. Una dea un po’ frustrata e ringhiosa, perché ha sempre messo se stessa al primo posto e non ha avuto spazio per altri.

“Il rancore, l’odio e il desiderio di vendetta di Venere nascono dall’ingratitudine del figlio, l’unico per cui è stata in grado di provare un sentimento d’amore?”

“Esatto. Immaginate la dea più bella sostituita da una giovane bellissima, talmente bella che la credono Venere, che diventa la sposa e l’amante del figlio. La quantità di rancore, cattiveria e rabbia caduti addosso a Venere ha fatto in modo che usasse la nuora come capro espiatorio di tutte le sue sofferenze e dell’avversità verso tutto il parentado che vive sull’Olimpo, ma che ha molto più potere di lei.”

“Essere una dea immortale tra i parigini rappresenta per Venere una condizione di affrancamento, libertà e quindi di vittoria rispetto a quando viveva nell’Olimpo?”

“Assolutamente sì. Lei ha scelto di stare tra gli umani perché così può permettersi anche l’imperfezione e di non essere giudicata dagli altri dèi, che hanno le stesse fragilità umane solo in eterno. Decide di stare tra gli umani perché apprezza e capisce il valore dell’intensità della vita, della brama di vivere che è possibile solo se sai di morire. L’umano sa che la sua vita non è una bolla interminabile di esistenza come quella del Dio che non muore mai.

L’umano sa di morire. Vive la propria brama di vivere con una tale intensità e una tale forza che Venere è sedotta da quest’aspetto. E vive tra loro, senza considerare che finalmente si può mettere un Thierry Mugler, si può fare la messa in piega senza stare in fondo all’acqua con l’inquinamento e gli aerei dirottati. E’ felice di stare tra gli umani proprio perché vive in modo più comodo tra le debolezze degli uomini, che sono quelli degli dèi.”

“Che musiche avete scelto per “Venere nemica” e che valore aggiunto ha dato al suo spettacolo la partecipazione della performer Elena Talenti?”

“Elena è una cantante straordinaria e una ballerina bravissima, quindi sono stata molto fortunata. Cantiamo musiche di Händel e “Nature boy”. Iniziamo con l’ultimo concerto che Josephine Baker, la grande diva delle Voix Nègres e della musica nera emarginata da Parigi per aver adottato dei figli ed essere una donna di colore non sposata, ha fatto al Bobino. Ho trovato delle affinità con Venere, che viene a Milano a raccontare una storia e una favola tratti da un mito di Apuleio citata in poche righe che io ho riscritto. E poi c’è un finalone a sorpresa!”

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Alessandra Paoli per il supporto professionale