GIOVANNI VERNIA, “VERNIA O NON VERNIA”

Chiunque conosca Giovanni Vernia associa il suo nome alle irresistibili maschere con cui ha conquistato tv e web, ed è in questo spettacolo che l’artista racconta da dove nasce la sua “follia comica”. Vernia o non Vernia, il suo nuovo one man show è un esercizio di leggerezza intelligente, dove la storia personale dell’artista, si sovrappone ad un divertentissimo ma acuto viaggio attraverso i luoghi comuni di questi strani tempi moderni.

Immagini del canale Youtube “Teatro Manzoni”

Lo spettacolo, scritto dallo stesso Giovanni Vernia e Paolo Uzzi con la collaborazione di Paolo Solari, e diretto da Paola Galassi e Giampiero Solari, è in scena al Teatro Manzoni di Milano il 18 novembre.

Quattro domande a Giovanni Vernia

Vuoi citarci solo alcuni – dico alcuni per non rovinare la sorpresa – dei cavalli di battaglia che proporrai al Teatro Manzoni?

Sicuramente il più famoso è Jonny Groove, quello che mi ha fatto conoscere all’Italia tanti anni fa e che ho ucciso nel 2014. Nel mio spettacolo, però, è uno dei tanti “non Vernia”: fa parte dei demoni e dei folletti dispettosi che s’impadronivano di me fin da piccolo, facendomi diventare matto quando sentivo odore di risata. Appena ero circondato da persone che potevo far ridere, io mi trasformavo in chiunque. Questo è il senso dello spettacolo.

Presenterò Jonny Groove in una chiave totalmente nuova: lo spettatore capirà da dov’è nato quel personaggio che sembra davvero molto lontano da me e da chi conosce i miei trascorsi da ingegnere. Nessuno si aspetta che mi metta i pantaloni muccati e vada sul palco. Proporrò poi un altro personaggio: chi mi segue in radio sa che interpreto un prete che fa le prediche e le omelie usando i testi delle canzoni italiane. Gli spettatori vedranno inoltre i viaggi mentali della mia testa un po’ strana: serie televisive, canzoni, musica e realtà che ci circonda. Sono comunque tutti pezzi nuovi.

Quanto influisce Genova, la città in cui sei cresciuto, nella scrittura dei tuoi spettacoli?

Tantissimo, perché il capoluogo ligure è molto presente in questo one man show che racconta la mia storia. Ho sempre assorbito tutti i tic dei posti in cui sono stato. Da Genova ho preso l’aspetto continuamente dissacrante dei suoi abitanti, in contrasto alla realtà di Milano, dove ho vissuto quasi undici anni e dov’è iniziata la mia vita lavorativa. E’ una città molto più attiva, anzi direi iperattiva. E’ una contrapposizione che fa molto ridere. Ora vivo a Roma, ma sono originario del sud. Sono un cittadino d’Italia!

Quando facevo l’ingegnere, sono stato in America per un periodo. Nello spettacolo parlo anche di quell’esperienza. Non riesco ad andare da nessuna parte senza assorbire la realtà che mi circonda. Nello spettacolo le chiamo “sollecitazioni per il mio cervello”. Sono cose che mi fanno andare fuori di testa come un matto, che però hanno lo scopo di far divertire tutti quelli che lo circondano. Questo è il senso dei “non Vernia”: diamo spazio a Vernia la persona normale o a tutti i “non Vernia” che si affollano nel mio cervello?

E’ una comicità un po’ folle la tua?

Sì, ma non nel senso che è folle quello che faccio, se non qualche volta. E’ una follia senza controllo: faccio qualunque cosa per far ridere e non mi vergogno di farla.

Nello spettacolo metti alla berlina – ovviamente sempre scherzandoci sopra – un po’ di luoghi comuni attuali. Quali sono?

Per esempio la caccia ormai continua al cibo super bio e super salutista, in contrasto alla vita che conduciamo, tutt’altro che salutista. E’ una ricerca che facciamo in qualsiasi cosa, persino nel gelato: ormai non esistono più le gelaterie dove si trovano solo tre gusti, sono tutte biologiche. Nel cibo si cerca eccessivamente la naturalezza dappertutto e ogni volta che c’è, l’eccesso fa ridere, tant’è vero che le maschere comiche non sono altro che l’esasperazione di alcuni difetti. Perché il mio Jonny Groove è una maschera comica? Perché è uno scemo esasperato all’ennesima potenza. Ogni volta che esageriamo un difetto, questo ci fa ridere. Il ruolo del comico è mettere alla berlina quest’esasperazione, perché così diventa risibile.

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringrazia Manola Sansalone per la collaborazione
  • Clicca QUI per iscriverti al canale Youtube di Teatro.Online e vedere tutti i nostri video e le nostre interviste.