“VERSO SANKARA”, L’UOMO CHE SALVÓ UN PAESE

E’ un omaggio al “Che Guevara africano” quello che va in scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 20 maggio. Thomas Sankara è una delle figure politiche mondiali più carismatiche del ‘900. Fu ucciso a soli 38 anni dal suo compagno di rivoluzione Blaise Compaoré, che successivamente ha governato il Burkina Faso nella corruzione per 27 anni fino a essere cacciato da un’insurrezione nel 2014. In soli tre anni il “Presidente ribelle” è riuscito a cambiare il Paese, a sancire diritti paritari per le donne e promosso la vaccinazione popolare, l’educazione contro l’infibulazione e l’Aids, la lotta alla desertificazione e all’analfabetismo. A interpretarlo sulla scena in Verso Sankara è Alberto Malanchino, con un testo scritto e diretto da Maurizio Schmidt.

Intervista ad Alberto Malanchino

“Studiando e portando in scena la figura di Thomas Sankara hai voluto andare alla riscoperta delle tue radici?”

Sì. E’ il viaggio di questo ragazzo di seconda generazione, cioè io che lo sono per metà, che ritrova la sua parte di Burkina Faso e si imbatte nel mito di Thomas Sankara. Quello che accomuna se stesso e tanti altri ragazzi del Burkina è proprio questa figura che è stata al potere nel Paese dal 1983 al 1987.

“Perché Thomas Sankara è stato ucciso da un suo fedelissimo?”

Come dice sua sorella Blandine, per loro è stato un fratricidio, non un omicidio puramente politico. Questo getta ancora più ombra nella storia di Thomas Sankara. Quello che posso dire io da artista, da spettatore, da persona che ha visto le cose e non da politologo, è che lui sia stato ucciso per le sue idee: aveva un concetto nuovo, una terza via. Erano gli anni Ottanta, non voleva schierarsi né con gli americani né con l’Unione Sovietica, ma desiderava stare accanto al suo popolo. Credo che fondamentalmente sia stato ucciso per questo. Era una persona che aveva anteposto gli altri, e il suo amico molto probabilmente lo ha ucciso per sete di potere. Personalmente credo che se non lo avesse ammazzato Blaise, lo avrebbe fatto qualcun altro. Però la Storia ha voluto che venisse eliminato proprio per mano del suo migliore amico, che era come un fratello per lui.

“Perché è stato una figura così importante per il Burkina Faso?”

E’ stato una figura importante per tutta l’Africa, in primis per il Burkina Faso, perché lui è stato uno degli ideatori del nuovo concetto di essere africani. Non intendeva aspettare sempre gli aiuti degli altri Paesi. Voleva che il Burkina Faso diventasse consapevole e responsabile delle proprie risorse e dei propri limiti. Da lì ha iniziato a ribaltare per intero un concetto storico e culturale e a pensare all’Africa come a un posto che ha subito una grandissima forma di colonizzazione da parte dei francesi, degli inglesi e dell’Europa in generale.

Il culto della persona occidentale che viene e che fa quello che vuole è sempre stato un concetto molto forte. Lui ha voluto mettere un freno a questo e rapportarsi con il resto del mondo trattandolo da pari. Lui diceva che i popoli sono amici e che una persona che ama il proprio popolo, inevitabilmente ama anche quello degli altri Stati. Noi, come i popoli europei, abbiamo due nemici comuni: la fame e lo strapotere che ci impediscono di essere felici e liberi. Sembra un concetto banale ma è fondamentale per il Burkina Faso e l’Africa. In più Sankara ha fatto diverse lotte per far sì che le donne entrassero in politica, ha lottato contro la mutilazione genitale, la desertificazione e l’analfabetismo. L’84% dei bourkinabé a quei tempi non sapeva leggere né scrivere. Lo Stato africano era estremamente dipendente, bisognoso di aiuti e debole in quell’epoca.

“Quali sono i misteri che ancora avvolgono la sua morte?”

Ci sono diverse versioni ufficiali riguardo all’assassinio: c’è che dice che sia stato ucciso da Blaise Compaoré e chi da Yassin Kapandò, il braccio armato di Blaise Compaoré. Non si capisce bene. Tutti sono d’accordo nel dire che Blaise abbia avuto un ruolo primario e fondamentale. La cosa che a me personalmente stupisce è che su Internet si legge che gli Stati Uniti e la Francia hanno dato il loro benestare. Questo però viene quasi detto come una constatazione normale, come se avessero passato le strisce pedonali con il rosso. Questo mi turba profondamente. C’è stato un grandissimo complotto internazionale dietro la morte di Thomas Sankara, però come dicono tutti i bourkinabé, l’esecutore materiale è stato un nero.