In seguito al successo di Veni Vici Domini, il più grande comico morente torna in teatro con Il Fauno. Lo spettacolo, che ha registrato continui sold out al Teatro Vascello di Roma, è assimilabile a una possessione visionaria, autentico attentato all’uomo e al retaggio strutturale della sua narrazione, oscena apparizione di un satiro con gambe caprine e zoccoli, puro sberleffo del senso teoretico. Il Fauno è in scena al Teatro della Cooperativa di Milano. Ne sono protagonisti Nicola Vicidomini e Miriam Vicidomini. Uno spettacolo realizzato con la collaborazione di Gennaro Di Maio, Rosario Vicidomini e Andrea Marziano.
A tu per tu con Nicola Vicidomini
In che modo Fauno canta il fallimento universale?
Lo fa nella misura in cui si assume il fallimento del senso della morale del linguaggio. Il Fauno decresce, si spoglia della morale e arriva all’osso faunico. Il mio teatro non è un passo in avanti, ma 3-4000 anni di passi indietro.
Perché ti considerano un innovatore del linguaggio umoristico?
Secondo me non esistono né l’innovazione né l’evoluzione. Siamo tutti all’interno dell’eterno ritorno. Non è nei miei obiettivi. Se è successo, rispetto ai canoni linguistici esterni a me, va oltre la mia volontà, non l’ho previsto.
E’ giusto dire che questo spettacolo è assimilabile a una possessione visionaria?
Sì. E’ una possessione continua, nel senso che tutto il mio umorismo è radicato all’interno di continue visioni. Fanno ridere di per sé, come la scivolata su una buccia di banana o la montagna che cade. Basta questo. E’ piuttosto curioso: l’umorismo non è altro che il corto circuito tra quel caos meraviglioso che è la natura e il senso che la razza umana gli ha proiettato sopra in maniera totalmente arbitraria! Ovviamente faccio il tifo per la natura e contro l’uomo, perché il sesto senso umano fa acqua da tutte le parti! Lo ha sintetizzato perfettamente Nietzsche nel suo testo fondamentale La nascita della tragedia. Stiamo guardando un monolite caduto dalla stessa prospettiva da troppi millenni.
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Giulia Tatulli
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