Repubblica di Weimar. L’attrice disoccupata Susanne Weber approda a Berlino. Ha fame, freddo ed è delusa dall’amore. L’incontro con un collega italiano, Vito Esposito, sembra cambiarle la vita. Mentre la città subisce gli umori dei nazionalsocialisti di Adolf Hitler, Susanne e Vito condividono fame, scene e battute fino a scambiarsi le rispettive identità. E’ per l’affamata ditta che Susanne diventa Viktor und Viktoria, affascinante en travesti dotato di uno stravagante fallo di cotone che nasconderà il suo segreto.
Viktor und Viktoria è in scena al Teatro Nuovo di Milano fino al 24 marzo. Liberamente ispirato all’omonimo film di Reinhold Schuenzel del 1933, lo spettacolo è diretto da Emanuele Gamba e vede protagonista una spumeggiante Veronica Pivetti affiancata da Giorgio Borghetti, Yari Gugliucci, Pia Engleberth, Roberta Cartocci e Nicola Sorrenti.
4 domande a Veronica Pivetti
“Da che cosa è delusa Susanne e che cosa spera che le cambi la vita?”
“Poverina! All’inizio Susanne è delusa dalla propria condizione di miseria e di disoccupazione. Quindi è veramente un’attrice squattrinata in cerca di lavoro e di cibo. Cosa spera? Ovviamente che la propria condizione cambi e cambia talmente che è addirittura costretta a diventare un uomo che diventa una donna. Quindi la sua condizione muta sicuramente in maniera profonda. Nemmeno lei avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere.”
“A quale tipo di scelte sarà costretta Susanne?”
“Susanne sarà costretta a rinunciare a intermittenza alla propria identità, perché alle volte dovrà essere un uomo, altre volte dovrà essere un uomo che finge di essere una donna, altre ancora tornerà a essere una donna, ma sempre in maniera assolutamente intermittente a seconda delle persone che si troverà vicino. Soprattutto il rischio grande è che sia costretta a rinunciare all’amore, cosa a cui invece alla fine non rinuncerà. Ce lo possiamo dire, tanto le cose finiscono bene! E’ un rocambolesco inseguimento dell’amore e della propria identità.”
“Dovrà pagare un prezzo alto per un amore che potrebbe risultarle fatale?”
“Certo, perché dovrà vivere nascosta, e dovrà farlo continuamente sotto mentite spoglie, nel senso che sarà costretta a fingere in continuazione di essere un’altra cosa da quello che è. E’ chiaro che fingere e mentire sono vestiti che le stanno sempre più stretti. Riuscirà a essere se stessa in scena, ma tutti penseranno che lei sia un uomo quando invece è una donna. Quindi è per lei una grande gioia svoltare – come si suol dire -, fare il mestiere che vuole fare e diventare famosa in tutto il mondo: cantare, recitare, ballare e fare tutto quello che fa. Contemporaneamente, però, pur essendo sotto gli occhi di tutti, è costretta a nascondersi all’unica persona che ama veramente.”
“Tu hai alle spalle una carriera quasi 50ennale da affermata doppiatrice. Un tuo doppiaggio per tutti: la straordinaria Agrado di Tutto su mia madre di Pedro Almodòvar. In questo spettacolo reciti e canti anche. Quali delle tre cose ti piace di più fare? Il doppiaggio, recitare o cantare?”
“Mettile dentro tutte e tre! Io sono assolutamente contraria a scegliere uno degli aspetti del mio lavoro. Io canto, recito, ho fatto cinema, televisione, teatro e doppiaggio. Il doppiaggio è stato fondamentale per me e assolutamente formativo, perché mi ha dato un lavoro quando avevo 6-7 anni ed è una cosa abbastanza originale e strana. Poi mi ha dato una grande disciplina, per cui io amo tanto lavorare non solo perché mi piace il mestiere che faccio, ma perché l’ho sempre fatto.
La disciplina che ci dà il lavoro e le regole che ci vengono date dalla necessità di lavorare mi sono state inculcate quando ero bambina ed ero circondata da adulti che ovviamente lavoravano come fanno gli adulti. Questo è stato estremamente formativo e mi ha dato il rigore che io ho tuttora sul lavoro e anche l’amore che ho per il mio mestiere. Non mi fare scegliere, però! Vorrei non essere costretta a farlo! Nella vita si sceglie sempre ed è giusto. In questo caso voglio buttare dentro a questo calderone stupendo che mi ha accompagnata tutta la vita e in questo zaino che mi porto sulle spalle tutte le cose che riguardano questo lavoro.”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringraziano Rocchina Ceglia e Nicoletta Strazzeri per il supporto professionale