Come può un grande pittore vivere in un luogo dove non c’è altro colore che il bianco, nella devastante neutralità di un vuoto? E’ il 1889 e l’unico desiderio di Vincent è uscire dalle austere mura di Saint Paul. Vincent Van Gogh – L’odore assordante del bianco è una sorta di thriller psicologico firmato da Stefano Massini che, con la sua drammaturgia asciutta e tagliente, ma ricca di spunti poetici, offre considerevoli opportunità di riflessione attorno al tema della creatività artistica, lasciando lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.
Diretto da Alessandro Maggi e interpretato da un intenso Alessandro Preziosi, lo spettacolo è in scena al Teatro Manzoni di Milano dal 15 novembre al 2 dicembre. Completano il cast Massimo Nicolini, Roberto Manzi, Alessio Genchi e Vincenzo Zampa.
Quattro domande ad Alessandro Preziosi
“Su quale periodo della vita di Van Gogh vi siete concentrati?”
“Sugli ultimi anni della sua vita e con precisione sugli anni relativi all’autoreclusione nel nosocomio di Saint Remy de Provence, anni in cui si fece più prolifica la produzione pittorica di Van Gogh, ma che poi, nello stesso tempo, rappresentano l’anticamera dell’evento più tragico che poi chiuse la sua vita.”
“Che cosa lo portò alla follia secondo lei?”
“Credo che la follia sia stata un passaggio obbligato al quale la vita di Vincent Van Gogh si è in qualche modo votata. Come se questa dovesse essere in qualche modo una sorta di crocifissione sul cavalletto votata a una crocifissione ben più alta, che era quella di Gesù.”
“Che ruolo ha il colore bianco in questo spettacolo?”
“Il colore bianco in questo spettacolo rappresenta il ground zero del processo creativo attraverso il quale il pittore Vincent Van Gogh, esasperato da un momento della sua vita in cui non riusciva a trovare nessuna forma di ispirazione, dà uno spunto all’autore. Il bianco è un colore che racchiude attraverso la teoria pittorica tutte le tinte, ma che poi di fattto rappresenta il vuoto più assoluto, perché Vincent Van Gogh, in qualità di pittore, doveva riempire quella tela bianca.”
“Quali sono i lati nascosti e finora sconosciuti di Van Gogh che emergono durante questo spettacolo?”
“Sicuramente il senso doveroso e umanamente irrinunciabile dell’arte, nel senso che l’arte diventa l’unica forma attraverso la quale dare senso all’esistenza. Molto spesso si è sentito dire che Van Gogh rischiava la vita attraverso il suo lavoro e che non viveva più per se stesso ma per far vivere le cose. Ecco, in questo spettacolo questo senso di necessità irreversibile quasi legata a un filo tesissimo alla vita si avverte molto.”