Una donna sola in scena mentre nevica; gli ultimi dieci secondi di un’esistenza cancellata dalla corsa di un treno; ricordi, rimpianti e decisioni da prendere che si accavallano in un brevissimo lasso di tempo; parole mai dette e un conflitto con il mondo. Tutto questo è Anna K, uno spettacolo in scena fino all’11 marzo al Teatro Litta di Milano e liberamente ispirato ad Anna Karenina di Lev Tolstoj, scritto, diretto e interpretato da Debora Virello.
Anna diventa qui un personaggio afasico e romantico che trova inutile parlare, cui vivere la quotidianità non è più sufficiente. Attraversata da un forte conflitto tra realtà e volontà, si chiede se sia lei a non essere capace di trovare le parole giuste o se la colpa sia del mondo che non ha voluto ascoltarla.
La parola a Debora Virello
“Quali sono le domande che si fa Anna?”
“Le stesse che mi faccio io oggi all’alba dei miei 45 anni: come si fa a conciliare tutta la vita, gli amori, le passione e l’intensità che viviamo quotidianamente? C’è un modo? E se non c’è, a che cosa bisogna rinunciare?”
“Quali sono invece i suoi rimpianti?”
“Quelli di dover fare una scelta alla fine. Non essendo in grado di farla, Anna si autodistrugge. Lei si butta sotto un treno, in scena io farò diverse altre cose. Nell’impossibilità della scelta, vengono fatti tentativi per essere felici e per ripartire ogni volta”.
“Ci parla del ruolo di Simona Gonella?”
“E’ stata la mia prima spettatrice. Si tratta di una regista che lavora in Italia e a Londra. Ha assistito alle prime prove assumendo la funzione di dramaturg e mi ha detto che cosa si vedeva. Dato che interpreto il testo e ne curo anche la regia, è importante avere un occhio esterno che ti dice cosa si vede fuori, al di là di quello che io posso giudicare dentro di me”.
“C’è la possibilità, senza anticipare troppo, di una catarsi finale?”
“Dipende dal punto di vista che assumeranno gli spettatori. Per me è un viaggio emotivo. Per qualcuno ci sarà, per altri no. Ho fatto una prova generale semi-aperta e c’erano in sala persone che si sono collocate diversamente, che è un po’ quello che volevo io. Io naturalmente ho una mia posizione personale, ma l’intento era proprio quello di dare allo spettatore la possibilità di fare il suo viaggio e decidere alla fine se salvarsi con Anna oppure no”.