E’ in scena fino al 9 dicembre al Teatro Franco Parenti Visite. Uno spettacolo del Teatro dei Gordi che vede protagonisti Cecilia Campani, Giovanni Longhin, Andrea Panigatti, Sandro Pivotti, Maria Vittoria Scarlattei e Matteo Vitanza. La drammaturgia e di Giulia Tollis, le maschere e i costumi di Ilaria Ariemme. Ispirato alla leggenda greca Filemone e Bauci nelle Metamorfosi di Ovidio, lo spettacolo è ideato e diretto da Riccardo Pippa, che ci dà maggiori particolari.
“Quali sono i dettagli che uno spettatore deve saper cogliere in uno spettacolo in cui la parola è scarna ed essenziale?”
“I gesti. E’ uno spettacolo fatto di gesti concreti orchestrati in modo musicale. Non si tratta di coreografie, ma di azioni quotidiane in una precisa partitura affinché lo sguardo non si perda. Il lavoro vorrebbe mostrare il sedimento del tempo sui corpi e le relazioni, le stagioni della vita che passano più che raccontare una storia; a volte lo facciamo con gesti semplici ed esemplari per far vivere figure e relazioni, altre volte trasformiamo lo stesso gesto nel tempo.”
“E’ la metamorfosi lo strumento più adeguato tra il mito e il cambiamento di sguardo sul mondo, visto che vi siete ispirati a Ovidio?”
“Certo, si può parlare di strumento se alludiamo come prima al nostro lavoro di scena. Fuori dalla scena le metamorfosi sono un dato di fatto. Non sono necessariamente belle o brutte e il nostro sguardo deve essere pronto a coglierle.Ovidio è una delle suggestioni, certo importante, ma non vorrei ci fosse l’aspettativa di una riscrittura. Di Filemone e Bauci abbiamo preso tre cose: l’ospitalità come modus vivendi, la scrittura per azioni e un’altra cosa che riguarda lo spazio ma che non posso anticipare.”
“Si parte però da una storia semplice e comune per raccontare con il linguaggio del corpo la quotidianità, giusto?”
“Assolutamente, chiunque può trovarci un pezzo di vita, anche se il codice non è realistico. E’ una realtà onirica la nostra, un tempo zero, riconoscibile, familiare e allo stesso tempo essenziale e distante dal reale. Credo che il cortocircuito con la realtà dello spettatore possa avvenire anche attraverso la presa di coscienza di una certa dolorosa distanza dal mondo rappresentato.”
“Com’è organizzato lo spazio scenico di Anna Maddalena Cingi?”
“Il punto di vista è quello di una camera da letto, è la nostra parte per il tutto. E’ il luogo più privato, quello dove si passa più tempo, quello dei sogni, dei pensieri, dei propositi, dell’intimità condivisa, della malattia, ma anche un ripostiglio per le giacche durante una festa.”