Serra Yilmaz arriva al Teatro della Cooperativa di Milano, dove si esibirà fino al 25 febbraio in Grisélidis: memorie di una prostituta. Tratto da un testo di Coraly Zahonero tradotto dalla stessa Yilmaz e adattato da Alberto Bassetti, lo spettacolo, in prima milanese, ci racconta la storia di Grisélidis Real, autrice di libri, pittrice ed energica attivista. Una donna che ha trasformato la prostituzione in un’arte e in una scienza, e che ha reso l’autodistruzione una sottile ed esplosiva vittoria. Dopo il grande successo riscosso in Francia dal testo scritto da un’attrice della Comédie Française, la musa di Ferzan Ozpetek ci farà scoprire la figura di una paladina delle prostitute, che si batté alacremente per i loro diritti e per la legalizzazione del mestiere più antico del mondo in Svizzera, dove morì nel 2005 per un tumore. La regia è di Juan Diego Porta Lopez e al sax troviamo Stefano Cocco Cantini.
La parola a Serra Yilmaz
“Siamo di fronte allo spaccato psicologico e umano di una donna straordinaria?”
“Sì, perché lo spettacolo ci presenta alcuni momenti della sua storia, come la fuga in Germania, l’inizio della sua vita come prostituta, l’attivismo, le relazioni con i clienti e infine il suo addio alla vita”.
“Quali erano i suoi punti di forza e quali i punti deboli?”
“E’ una donna che ha vissuto un’esistenza molto difficile. Ha saputo attaccarsi alla scrittura, all’arte e all’attivismo. Penso che siano state queste attività a mantenerla in vita e a permetterle di andare avanti, oltre al fatto di essere madre e di avere un senso materno molto istintivo, simile a quello di un animale”.
“Lo spettacolo parla dell’umiliazione che subiscono le prostitute, ma anche di quella vissuta dai loro clienti. Mi interessa molto approfondire quest’aspetto”.
“Questo è un argomento importante, perché ci fa vedere l’empatia e la compassione che Grisélidis aveva verso i clienti, anche verso quelli violenti. Lei faceva lo sforzo di capire sempre la persona che si trovava davanti”.
“Un tratto importante del suo carattere è che lei non sopportava l’ingiustizia e l’ipocrisia, giusto?”
“Giusto, però sono due elementi con cui purtroppo siamo sempre costretti a confrontarci. Io invito tutti a venire a vedere lo spettacolo, non solo perché parliamo di una donna eccezionale che avuto un destino particolare e di una persona capace di grande umanità e grande empatia – due caratteristiche oggi molto rare – ma anche perché è un monologo che mi vede accompagnata sul palcoscenico da un sassofonista favoloso: Stefano Cocco Cantini. Se verrete, potrete ascoltare anche le sue splendide musiche”.
(intervista e riprese video di Andrea Simone)