SANDRA ZOCCOLAN, “BANG BANG, DI COLPO LUI…”

La notte del 27 gennaio 1967 Luigi Tenco fu ritrovato senza vita nella sua camera nella dépendance dell’Hotel Savoy a Sanremo. Un suicidio, apparentemente. Solo poche ore prima aveva presentato – in coppia con la cantante francese DalidaCiao amore, ciao al Festival della canzone ed era stato eliminato.

Bang bang, di colpo lui… è una produzione del Teatro Atir Ringhiera in scena al Teatro Gerolamo di Milano sabato 16 e domenica 17 ottobre. La voce narrante che canterà anche alcune canzoni è di Sandra Zoccolan, che ha anche curato la drammaturgia, mentre al pianoforte troviamo Mell Morcone e alla batteria e alle percussioni Alessio Pacifico.

Lello Bersani annuncia la morte di Luigi Tenco (immagini del canale Youtube “Ballareviaggiando”)

Quattro domande a Sandra Zoccolan

Che tipo di segno ha lasciato Luigi Tenco nella memoria collettiva italiana?

Parto da come l’ho vissuto e da come lo conoscevo: io conoscevo l’aspetto malinconico e la poesia delle sue canzoni. Ha scritto delle canzoni molto belle come Vedrai vedrai, Lontano lontano e Quando. Conoscevo le canzoni più famose. Penso che nella memoria collettiva Tenco rappresenti qualcuno che spingeva a riflettere, a far pensare attraverso le sue canzoni. Quindi da una parte c’era il poeta con poesie e canzoni d’amore molto belle e dall’altra c’erano canzoni che facevano pensare, che esprimono le sue idee.

Perché chiusero l’inchiesta così in fretta?

Probabilmente c’era qualcuno che non voleva che si approfondisse, che si facessero indagini, perché lo stesso commissario Molinari, in un’intervista con Paolo Bonolis nel 2006, disse che non gli permisero di fare le indagini. Ci sono tante ipotesi, io ho anche studiato i libri scritti sull’indagine. Probabilmente c’era la paura che Tenco facesse una denuncia dove avrebbe indicato nomi e cognomi di gente che era coinvolta nel mondo dello spettacolo, di Sanremo, della canzone, andando però oltre la parte artistica. Quindi c’erano legami economici e scommesse. Le stesse case discografiche di allora, come la RCA di Tenco, erano fortemente legate a industrie degli armamenti e aerospaziali. Quindi c’erano giri molto loschi, tanti soldi e tante implicazioni. Dunque l’ipotesi è che lui fosse ingestibile, facesse il matto e dicesse cose che non avrebbe dovuto dire. Questo è quello a cui sono arrivata io leggendo gli studi fatti sulla sua morte.

Quali sono le contraddizioni che emersero?

Per esempio nell’autopsia fatta nel 2005 non hanno mai trovato la polvere da sparo. Se si va nel dettaglio, si scopre che devono esserci tre tipi di materiali e ne hanno trovati solo due che possono corrispondere benissimo all’accensione di un accendino. Nulla però del materiale ritrovato e non ritrovato ha fatto pensare che lui potesse essersi sparato. Poi nessuno ha sentito il rumore dello sparo. Vicino c’erano Sandro Ciotti e Lucio Dalla. Si potevano sentire canticchiare le voci da una stanza all’altra, quindi è assurdo che nessuno abbia sentito un colpo di pistola.

Poi perché avrebbe dovuto usare il silenziatore? Si può mettere il silenziatore solo su alcune pistole, perché devono avere determinate caratteristiche e sulla sua non si poteva mettere. Per non parlare del fatto che hanno ritrovato la sua pistola nel cruscotto dell’auto. Le contraddizioni sono tante, come quelle riguardo alle indagini balistiche sulla pallottola o il fatto che il suo corpo sia stato portato all’obitorio e poi riportato in hotel e lì sono comparsi il biglietto e la pistola per far fare le foto ai fotografi.

Fu veramente un suicidio secondo te?

No, secondo me no. Ci sono le prove che lui non si è suicidato. Purtroppo non si può dimostrare come, perché e da chi è stato assassinato, ma le prove per cui non si è suicidato ci sono.

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  • Intervista di Andrea Simone
  • Foto in evidenza fornita dal Teatro Atir Ringhiera
  • Si ringrazia Maurizia Leonelli per la collaborazione