“LA LOTTA AL TERRORE” E LA PAURA DEL DIVERSO

Cosa succederebbe se un attentatore carico di esplosivo si asserragliasse dentro il supermercato di un piccolo paese della provincia italiana minacciando di farsi saltare in aria con più di trenta ostaggi? Il punto di osservazione è la sala riunioni del Comune, dove un impiegato riceve la notizia dell’attacco terroristico in corso. Per un’ora, in completa unità di tempo e luogo, l’impiegato in questione, il segretario comunale e il vicesindaco elaborano numerose e a tratti improbabili strategie per rendersi utili.

La lotta al terrore è in scena al Teatro Libero di Milano dal 4 al 7 ottobre. Il testo è di Lucia Franchi e Luca Ricci, che ha anche firmato la regia. Ne sono protagonisti Simone Faloppa, Gabriele Paolocà e Gioia Salvatori.

Intervista a Luca Ricci

“Quanto è surreale questo testo?”

“E’ forse grottesco, nel senso che è un’amplificazione di una situazione fortemente reale, che nel momento in cui viene leggermente distorta, provoca un effetto di leggero straniamento, come fa il grottesco.”

“Perché la situazione da comica si trasforma in drammatica?”

“Perché i personaggi sulla scena sono inadeguati ad affrontare la gravità del fatto che si presenta davanti a loro. Quindi, in questa incapacità di trovare la giusta strada, si determina quello slittamento che è il comico.”

“Perché tutti e tre i personaggi si rivelano inadeguati di fronte all’emergenza?”

“Probabilmente perché il terrorismo stesso è concepito per rendere inadeguata qualunque strategia basata sulla razionalità e sull’utilizzo del pensiero e del cuore. E’ un modo per metterci all’angolo e per renderci incapaci di qualunque tipo di risposta. Dal mio punto di vista tutti e tre i personaggi, pur con i loro limiti e le loro debolezze, sono umani. Quindi li comprendo in quello che non riescono a fare.”

“Questo spettacolo mette in luce la nostra identità messa in crisi?”

“Sì, ma presentando anche una comprensione di quello che accade, nel senso che è molto impari la partita che si sta giocando fra chi usa la paura e la morte e chi cerca di costruire una convivenza sociale. Ci sono di mezzo anche le cose che non sappiamo più fare o che non abbiamo mai saputo fare come consesso di esseri umani, però si giocano più altro delle partite ad armi impari.”