Il 2019 del Teatro Verdi si apre all’insegna di alcuni importanti anniversari, tra i quali, non certo secondario per importanza storico-musicale, il bicentenario della nascita di Clara Schumann. Una vita quanto mai avventurosa e non facile la sua, caratterizzata da una personalità complessa e da un carattere fortemente determinato. Pianista precoce e di grande talento, si innamora giovanissima di Robert Schumann, ma il rapporto è osteggiato dal padre di lei al punto che la coppia arriverà a citare in tribunale il severo e inflessibile genitore.
Viaggio sentimentale è in scena al Teatro Verdi di Milano il 23 gennaio. Diretto da Luca Massiotta, vede protagoniste Giovanna Polacco al violino e Monica Cattarossi al pianoforte. La voce narrante è di Lucia Vasini.
Intervista a Luca Massiotta
“Come nasce l’idea di portare in scena la vita di Clara Schumann?”
“C’è uno spunto molto semplice: la ricorrenza del bicentenario della nascita. Si cerca sempre qualche aggancio per trovare dei motivi. C’è anche un altro aspetto: le figure femminili nella musica sono state raramente valorizzate come avrebbero meritato e Clara è un esempio tra i più eclatanti. E’ stata la più grande pianista di tutto l’Ottocento, però ha avuto i suoi problemi per imporsi. Comunque le è andata molto meglio della sorella di Mendellsohn, Fanny, che pare fosse più dotata del fratello. Suo padre, però, le impedì tassativamente di intraprendere la carriera professionale. Poteva suonare a casa, nei salotti, ma non le è mai stato permesso di continuare la carriera. Quindi questo è uno dei motivi principali. Poi abbiamo voluto declinare la serata tutta al femminile con tre ottime interpreti: due concertiste e docenti di Conservatorio, la terza ottime attrice di rango, in una forma che svecchia i riti della musica da camera un po’ trita, teatralizzandola. Parlo di Monica Cattarossi, Giovanna Polacco e Lucia Vasini.”
“Cosa teneva uniti Clara e Robert Schumann?”
“Ci fu un innamoramento precocissimo. Lei era ancora una ragazzina. Il padre, che fu un artefice della sua crescita professionale di pianista, dava lezioni anche a Robert Schumann, che aveva nove anni più di lei. Frequentando la casa, è nata all’inizio un’infatuazione soprattutto da parte di lei, dopodiché ci fu un amore fortissimo molto contrastato dal padre, che aveva forse già intravisto nella figura di Schumann alcuni problemi di tipo psicologico, che poi divennero molto gravi, tanto che Schumann fu ricoverato in un ospedale psichiatrico dopo un tentativo di suicidio. Quindi il legame nasce da un’intesa sentimentale e musicale per il talento che tutti e due hanno dimostrato di avere.”
“Perché Clara Schumann non riusciva a dare spazio al proprio talento?”
“Per un motivo di tipo logistico: aveva avuto ben otto figli. Uno è morto molto prematuramente e poi, nel corso della vita, molti non sono arrivati alla vecchiaia. Però, per buona parte della sua esistenza, ha dovuto anche gestire la questione familiare di cui il marito non si occupava perché era preso dal suo fuoco di compositore. Poi c’era anche un aspetto di gelosia tra i due, perché il marito – con i problemi che ha avuto alle mani – ha dovuto rinunciare alla carriera pianistica e si è dato alla composizione. Lei, che da subito aveva dimostrato grandi capacità, ha cominciato a fare tournée e contribuiva molto più del marito al budget familiare. Quindi questo ha cominciato a creare un po’ di attriti e Robert cercava di tenerla più nella sua dimensione di donna di casa, come dice anche in alcune lettere. Il motivo principale è che per una donna a quei tempi era veramente difficile.”
“Perché Robert Schumann venne ricoverato in un ospedale psichiatrico?”
“Perché incominciò a dare segni di squilibrio: aveva forti amnesie e mal di testa. A un certò punto tentò addirittura il suicidio buttandosi nel fiume. per fortuna c’erano due sorveglianti che lo ricuperarono in tempo. Questo fu un segnale molto forte. Ce n’erano altri meno visibili, ma le difficoltà dal punto di vista dell’equilibrio mentale erano chiare, tanto che alla fine arrivò al ricovero e morì prematuramente nel 1856 a poco più di 40 anni.”
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Serena Agata Giannoccari per la gentile collaborazione