Un testo scritto per tre attori, ambientato nel nostro presente, diviso in tre parti, cioè il giorno prima, il giorno stesso e il giorno successivo a un referendum locale dove si chiede agli abitanti di un luogo non specificamente identificato se vogliono staccarsi dall’Italia e proclamare di nuovo l’indipendenza della loro antica Repubblica.
Piccola Patria è in scena alla Sala Cavallerizza del Teatro Litta di Milano fino al 10 novembre. Lo spettacolo è stato scritto da Lucia Franchi e Luca Ricci che ha anche firmato la regia. Ne sono protagonisti Simone Faloppa, Gabriele Paolocà e Gioia Salvatori.
La parola a Luca Ricci
“Quali sono i conflitti familiari che emergono?”
“Sono conflitti interpersonali, non solo familiari. E’ la vicenda di un fratello e di una sorella e di un uomo che è stato il compagno della sorella. C’è una serie di vicende accadute dieci anni prima che stendono la loro ombra su questo presente in cui lo spettatore si trova immerso. La storia è ambientata in un’aula scolastica nel giorno precedente, nel giorno stesso e nel giorno successivo alla votazione di un referendum in cui si vota per l’indipendenza di questo piccolo centro in un’Italia non meglio precisata dal resto del Paese. Quindi, dentro a questa vicenda politica che assume anche una rilevanza nazionale, si intreccia questa tensione familiare e personale legata ai rapporti di fratellanza e quelli sentimentali, incrinati da quest’episodio del passato che è una specie di giallo. Lo spettatore si trova a rivivere fatti di cui, tassello dopo tassello, ricostruisce la struttura.”
“Cosa emerge dai rapporti umani tra i tre protagonisti?”
“Emerge una mancanza di volontà ad assumersi fino in fondo le proprie responsabilità dei propri atti, che per me e per Lucia Franchi che ha scritto con me il testo, è il grande tema che ci interessa indagare, perché è un po’ il grande limite e il grande rimorso del nostro Paese. Siamo in un Paese in cui le persone non si assumono mai la responsabilità di quello che fanno, è sempre colpa degli altri. Giorni fa mi colpiva un sondaggio in cui si chiedeva quale fosse il problema principale degli italiani e si rispondeva che la colpa era sempre degli altri italiani. Questo è un po’ il grande tema con cui nessuno dei tre fa i conti fino in fondo: assumersi la responsabilità di ciò che si è fatto.”
“Quali sono le speranze che vengono fuori?”
“Devo dirti che non è un lavoro di grandi speranze ed è la prima volta per noi. Noi scriviamo testi, li portiamo in scena da 18 anni e abbiamo sempre scritto cose che aprono a una possibilità di salvezza. Il nostro ultimo lavoro era sul terrorismo ed è la storia di un attacco in un paesino della provincia italiana visto dall’angolazione della sala riunioni di un consiglio comunale. Quindi è una situazione assolutamente drammatica che faceva anche ridere per l’inadeguatezza dei personaggi, ma che poi prende una piega drammatica. Però lì alla fine c’è una luce, un animale che attraversa la scena. In questo lavoro non c’è molta luce ed è la prima volta che mi capita. Però credo che rifletta un po’ quello che io e Lucia sentiamo in questo momento. Per la prima volta in vita mia sono davvero profondamente pessimista sul presente e anche sul futuro di questo Paese.”
“Che ruolo gioca la politica nello spettacolo?”
“Un ruolo enorme. E’ uno spettacolo politico e sulla politica. Parla di questo. E’ una delle cose che ci interessa di più, anche per il riferimento alla responsabilità che ti facevo prima. Penso che non sarà difficile ricollegarlo a questa lettura politica del nostro presente. E’ uno spettacolo molto politico. In contro luce il tema dell’indipendenza e dell’indipendentismo attraversa il dibattito del nostro Paese. Basti pensare al referendum sull’autonomia che c’è stato in Lombardia o a quello in Veneto, ma anche, allargando lo sguardo, in Catalogna o in Scozia. Il nostro Occidente è attraversato da tantissime pulsioni di rinchiudersi tra di noi che siamo uguali e restiamo padroni a casa nostra e tutti gli altri che vengono buttati fuori. Ma dove va questo fuori? Questo nello spettacolo viene affrontato in modo per niente trasversale, ci andiamo dentro diretti.”
- Intervista video di Andrea Simone
- Si ringrazia Alessandra Paoli per il supporto professionale