“LA CAMERA AZZURRA”: DESIDERARSI E AMARSI “DA MORIRE”

Noir ed erotismo vanno da sempre di pari passo. Non poteva essere da meno La camera azzurra di Georges Simenon, un maestro del genere. Il romanzo del 1963 diventa ora uno spettacolo adattato per il teatro da Letizia Russo e diretto da Serena Sinigaglia. Ne sono protagonisti Fabio Troiano, Irene Ferri, Giulia Maulucci e Mattia Fabris.

Serena Sinigaglia presenta “La camera azzurra”
(Video realizzato dal Teatro Carcano di Milano)

Sensualità, paura, pettegolezzo, omertà, perbenismo, tradimento e moralismo. Sono i tratti distintivi della vicenda, che vede protagonisti due amanti, Tony e Andrèe. Quarantenni, entrambi sposati, si ritrovano clandestinamente nella camera azzurra per dare sfogo alla passione travolgente che li unisce. Anni dopo, il teatro dei loro incontri non sarà più un’alcova, bensì un tribunale. Qui entrambi dovranno rispondere dell’omicidio dei rispettivi coniugi, avvenuto con premeditazione diabolica e modalità d’esecuzione efferate.

4 domande a Serena Sinigaglia

“E’ un’indagine sull’essere umano quella che tratteggiate?”

Sì, è un’indagine sull’essere umano e sul più classico dei rappporti: moglie-amante-marito. Simenon, quando non scriveva i romanzi di Maigret, si lasciava più andare allo scandaglio più profondo dell’animo umano. Tony, il protagonista che sta in mezzo alle due donne, fa pensare, per il tipo di ambientazione in una piccola provincia francese e per l’epoca degli anni Cinquanta, a Lo straniero di Albert Camus. Qui si possono vedere ancora meglio i rapporti, che si stagliano all’interno delle dinamiche di un piccolo paese un po’ bigotto, dove tutti sanno tutto di tutti, dove si vocifera, dove si guarda l’altro, le voci girano ma si fa finta di niente. Tony è un uomo semplice, che subisce la vita fino a quando è troppo tardi. E’ un immigrato italiano che è arrivato in Francia dalla Sicilia con la famiglia per trovare lavoro.”

“E’ giusto dire che, oltre a quello istituzionale, il primo vero tribunale a giudicare Tony e Andrée è la società moralista e perbenista intorno a loro?”

“Quello di Simenon è un romanzo complesso, dimostra proprio una grande penna, perché ci sono vari livelli di giudizio. Lo scrittore non si erge mai a risolutore, non è superiore ai gradi di giudizio che un essere umano affronta per le sue azioni. Il primo grado di giudizio, evidente e concreto, è quello della giustizia che li condanna tutti e due a morte per gli omicidi. Diciamo che i delitti sono un pretesto per ragionare sulla colpa e su come vada giudicata. Poi c’è il tribunale di noi stessi: come giudica Tony se stesso? Alla fine c’è il tribunale del paese, un paese che fino al giorno prima era perfettamente a conoscenza della relazione fra i due e che sapeva esattamente come fosse l’amante: un tipo senza scrupoli e pericoloso, che però ha pensato bene di farsi i fatti suoi fino a quando la tragedia esplode. Il tribunale del paese si erge a Dio e si sente superiore, è quasi come se dicesse “te l’avevo detto, era chiaro che sarebbe accaduto.” Quindi c’è anche quel micragnoso senso di superiorità che spinge a pensare di essere più bravi degli altri. E’ un po’ uno sgretolamento della morale piccolo borghese, perché da questo punto di vista non si salva nessuno. Indirettamente, volendo ampliare il discorso, Simenon ha fatto un romanzo molto cristiano. Non cattolico, ma cristiano, perché chi è senza colpa deve scagliare la prima pietra. Anche la moglie, che viene tradita, in realtà è piena di colpe, perché è colpevole il suo silenzio assenso ai limiti dell’ottusità di fronte ai palesi comportamenti del marito. Per tutto il romanzo Simenon si chiede come sia possibile che questa donna non abbia aperto bocca e non abbia fatto niente. Probabilmente, se lei avesse fatto o detto qualcosa, magari la sua sorte sarebbe cambiata. Ognuno di questi tre personaggi è straordinario. Sono da una parte archetipici e dall’altra estremamente specifici. La moglie incarna la morale piccolo borghese. E’ la parte giusta e sbagliata di ogni morale, quindi alla fine si ha la sensazione che la colpa sia qualcosa di difficile da fermare e che forse l’unica soluzione possibile sarebbe quella di parlare e basta, come direbbe Freud. Smettere di giudicare e parlarsi.”

“Perché nelle note di regia hai scritto che il protagonista è come avvolto in una nebbia?”

Perché Tony è uno di quei personaggi che vive la vita. Non ragiona, non pensa. Quando inizia per lui la fine di tutto, perché l’amante secondo le tradizioni lo sottopone a un vero e proprio test, lui non si accorge di niente. Non capisce che dopo aver fatto l’amore, un amore carnale molto forte, lui è talmente pieno di quella passione da non realizzare che lei è matta. Non si accorge che la sua follia sta proprio nel fatto di essere disposta a fare qualsiasi cosa pur di avere lui e che sono in due posizioni completamente diverse, perché lui non vuole lasciare la moglie.”

“Il vero luogo drammaturgico della vicenda è l’interrogatorio cui vengono sottoposti i due amanti?”

Sì. Il luogo drammaturgico è un doppio luogo. E’ una sorpresa per il pubblico, non la si capisce fino alla fine. C’è un elemento di stranezza che sfugge, suggerito dalle musiche, dai costumi e dalle scenografie. E’ tutto ambientato in uno spazio metafisico, cioè la camera azzurra, dove tutti e tre gli attori sono sempre in scena: amante, moglie e marito. Il giudice li interroga, quindi il luogo è senz’altro un interrogatorio. Però ci si accorge che è un interrogatorio particolare, dove si percepisce che quest’indagine è già stata condotta. Ed è l’ennesima volta che viene condotta. Si capisce che la verità cercata dal giudice, il quale a sua volta incarna in se stesso il conflitto dei personaggi perché sta tradendo la moglie anche lui, rappresenta tutti i vari gradi di giustizia di cui ti ho parlato: il giudizio su se stessi, sugli altri e sulla società. Alla fine ci si rende conto del perché c’è un ambiente sospeso, il luogo strano e surreale che è la camera azzurra, e si capisce cos’è successo.”

  • Intervista di Andrea Simone
  • Si ringraziano Brunella Portoghese e Maurizia Leonelli per il supporto professionale