Chi, imparando a guidare, non ha mai provato difficoltà nella partenza in salita? Capire la giusta sincronia tra il rilascio del freno a mano, della frizione e la giusta dose di accelerazione, quando si è alle prime armi, non risulta semplice. Come non è semplice affrontare il mare magnum della vita per una ragazza di 18 anni appena compiuti. E se alle difficoltà proprie di un’età si aggiungono le incertezze e le immaturità di un padre Peter Pan, improvvisato ed impaziente istruttore di guida, allora la miscela può diventare davvero esplosiva!
Partenza in salita è in scena al Teatro Martinitt di Milano dal 22 al 7 novembre. Scritto da Gianni Clementi, lo spettacolo vede protagonista Corrado Tedeschi – che ha anche firmato la regia insieme a Marco Rampoldi – per la prima volta sul palcoscenico insieme a sua figlia Camilla.
A tu per tu con Corrado Tedeschi
Quanto avvicina padre e figlia la lezione di guida?
Credo che un padre che fa lezione di guida alla figlia sia una delle cose più pesanti da sopportare per una ragazza, perché è preoccupato, guida in modo diverso e cerca di imporre l’autorità paterna. E’ difficilissimo. Quindi allontana più che avvicinare. Però in questa commedia la lezione è un pretesto per scandagliare un rapporto meraviglioso e pieno di contrasti con una figlia femmina. I rapporti con il maschio sono molto più semplici. Comunque è affascinante vedere il rapporto con la figlia femmina che cresce, è meraviglioso. E’ stata però una relazione piena di contrasti, ma bellissima. Gianni Clementi, l’autore, bravissimo, romano e che ci conosce, ci ha detto che noi siamo già una sit-com vivente, quindi ci ha cucito addosso questa commedia. In realtà però non recitiamo: siamo noi che mettiamo in scena la nostra vita e il nostro rapporto.
In che cosa il tuo personaggio è un padre Peter Pan?
Il mestiere che faccio io prevede di non crescere mai, è un gioco meraviglioso, serissimo, ma è un gioco. E poi sono un Peter Pan per una cosa che mi viene rinfacciata nella commedia, per una vita sentimentale un po’ disordinata che Camilla ha vissuto fin da piccola. C’è una bellissima espressione nel finale, molto commovente, in cui io dico: “Tanto sarò sempre un padre principiante”. Perché sbaglio, perché tutti i genitori sbagliano, però sbaglio con grande passione, la voglia c’è. Un principiante che ha una grande passione e che anche con qualche errore cerca di crescere.
E’ una storia comune a tanti genitori e figli quella raccontata nello spettacolo?
Assolutamente sì. Ci sono tantissimi spettatori che alla fine dello spettacolo vengono e mi dicono di avere lo stesso identico rapporto con i figli. Quando c’è tanto amore, ci sono anche tanti contrasti, è evidente. Ci sono anche tanti padri che se ne fregano dei propri figli e lasciano perdere, non si sforzano neanche di capirli. Fare il padre con passione vuol dire anche avere problemi, altrimenti si lascia correre tutto, si dicono dei “no” ingiustificati e dei “sì” per evitare discussioni. Le cose vanno fatte capire: se si dice un “no”, bisogna motivarlo. Però sono molto affascinato da questo rapporto.
Quando ti ho intervistato su questo spettacolo, hai detto che hai sempre cercato di trovare dei punti di contatto con i tuoi figli. Quali sono quelli con tua figlia Camilla?
La passione per il teatro. Lei è cresciuta dietro le quinte, quindi respirando l’odore della tavola del palcoscenico. Io non l’ho assolutamente forzata, è stata una sua scelta. Credo che lo scopo finale sia quello di vincere l’Oscar, perché il cinema ha un grande fascino per lei. Ha già fatto dei film. Ho cercato però di farle capire che il mestiere vero dell’attore si fa in teatro. Poi da lì si parte per il cinema.
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- Foto in evidenza del sito del Teatro Martinitt
- Intervista di Andrea Simone
- Si ringrazia Federica Zanini per la collaborazione